2015-07-17 13:51:00

Card. Turkson: non restare indifferenti al dolore delle comunità minerarie


Esperienze dolorose e toccanti quelle raccontate in Sala Stampa vaticana da alcuni delegati delle comunità colpite da attività minerarie, che prenderanno parte alla Giornata di riflessione sul tema "Uniti a Dio ascoltiamo un grido”. Il servizio di Benedetta Capelli:

Nessun giro di parole per il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Nel raccontare l’incontro, a Roma, al quale partecipano circa trenta rappresentanti di comunità colpite da attività minerarie e provenienti da diversi Paesi del mondo, denuncia le pressioni e le intimidazioni subite da alcuni partecipanti dopo la semplice richiesta del passaporto, ricorda le testimonianze di minaccia, violenze, uccisioni e rappresaglie giunte al dicastero vaticano. Per questo è necessario raccogliere il grido di queste persone vessate da “individui che lavorano senza uno scopo veramente umano”. Il cardinale Peter Turkson:

“Responsabili sono gli investitori, imprenditori, banche, politici e governanti dei Paesi dove si trovano i giacimenti oppure dei Paesi dove risiedono i quartieri generali delle multinazionali minerarie”.

Da qui l’invito a lavorare perché ci siano governi integri, genti educate e investitori con senso acuto di giustizia e di bene comune, sulla scia dell’Enciclica del Papa Laudato si':

“E’ moralmente inaccettabile, politicamente pericoloso, ambientalmente insostenibile ed economicamente ingiustificabile che «i popoli in via di sviluppo […continuino] ad alimentare lo sviluppo dei Paesi più ricchi a prezzo del loro presente e del loro futuro. (…Laudato si’, nn. 52 e 160)”.

Particolarmente toccanti le testimonianze di alcuni delegati di varie comunità, unite da storie di violenze e vessazione come quella che ha raccontato Héritier Wembo Nyama, della Repubblica Democratica del Congo. Nel suo villaggio, la presenza di una multinazionale impegnata nell’estrazione di metalli ha cambiato la sua vita e quella di tutti gli abitanti della comunità:

“Nous avons demandé de nous donner une espace qui nous allons travailler …
Abbiamo chiesto uno spazio per poter continuare a lavorare, per nutrirci, per pagare gli studi dei nostri bambini, ma ci è stato rifiutato! In questo caso abbiamo fatto una marcia e una manifestazione di protesta bloccando anche una strada e incendiando pneumatici. Sono arrivati i militari che ci hanno colpito: io sono stato preso e buttate nelle fiamme. E’ bruciato il braccio, ma anche il viso…”

Dal Cile la denuncia di aggressioni e intimidazioni dei leader locali e il grido di aiuto perché siano salvaguardate le risorse naturali. Juan Guillermo Peñaloza Sierra:

“Las empresas y sus aliados realizan actos de amenaza ...
Le aziende ed i loro alleati compiono atti di minaccia, di intimidazioni, di aggressione e di criminalità contro i leader che rappresentano le comunità e le persone che difendono l'ambiente, il Creato e i diritti umani. In molti casi, le aggressioni si concludono con l'uccisione dei difensori, come in diverse regioni dell'America Latina”.

Due i racconti dal Brasile: quello di Patricia Generoso Thomas che ha messo in luce lo sfruttamento delle risorse idriche nella città di Conceicao do Mato Dentro con inevitabili ripercussioni sull’agricoltura:

“Muitas famílias foram obrigadas...
Molte famiglie sono state obbligate a ritirarsi dai luoghi in cui vivevano da varie generazioni per lasciare posto alle cave minerarie e a laghi artificiali con gli scarti del processo di estrazione. Altre famiglie devono convivere quotidianamente con l’aggressione ambientale e hanno sofferto alterazioni violente del loro stile di vita, della loro tranquillità e buon vivere”.

Padre Dario Bossi è un missionario comboniano, lui ha raccontato l’impegno di “Iglesias y Mineria” che riunisce circa 70 gruppi di base cristiani latinoamericani, da tempo a fianco delle comunità locali:

“Le comunità si trovano, inoltre, a far fronte alla criminalizzazione e alla persecuzione dei leader impegnati a difendere la loro terra e i loro diritti. Un nostro amico e compagno, Alaide Abreu da Silva, leader di una delle comunità colpite dalle attività minerarie nello Stato del Maranhão, in Brasile, dice: ‘Solo nella nostra regione di Carajás, nel Nord del Brasile, abbiamo avuto negli ultimi tre anni 26 conflitti aperti tra l’impresa mineraria Vale, che è la maggior produttrice di ferro al mondo, e le comunità locali. Alle manifestazioni popolari, in molti casi la risposta del governo e della multinazionale è stata la criminalizzazione e la denuncia della nostra gente, e così l’impresa da aggressore diventa vittima, come se le nostre comunità disturbassero i suoi progetti e pregiudicassero i suoi guadagni’”.

Dal 17 al 19 settembre si terrà una seconda giornata di riflessione, dopo quella del settembre 2013, con i dirigenti delle compagnie minerarie, allora parteciparono solo una ventina di imprenditori. E’ necessario un cambiamento per combattere “l’indifferenza, il cinismo e l’impunità - afferma il cardinale Turkson - in vista del bene comune, della giustizia, della sostenibilità, della dignità umana”.








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