2015-07-17 14:15:00

Colombia, passo avanti nei negoziati incoraggiati dal Papa


Il governo colombiano e la guerriglia delle Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (Farc), da cinquant'anni in guerra contro il potere centrale, hanno raggiunto il 12 luglio scorso un importante accordo nella capitale di Cuba, L’Avana. Il Governo di Bogotà si è impegnato a depotenziare la propria attività militare di contrasto della guerriglia, a partire dal 20 luglio, in cambio di uno stop dell'offensiva delle Farc che avevano appena annunciato una tregua unilaterale a partire da quella data.

Fiducia reciproca

"Non si può parlare di un accordo storico - spiega Luis Badilla Morales, responsabile del sito 'Il Sismografo' - ma certamente di un importante passo in avanti nei negoziati tra le due parti che proseguono da quasi tre anni". "Ci sono state già intese importanti su aspetti come lo sviluppo agricolo, la partecipazione politica, la questione delle droghe illecite e quella delle vittime di mezzo secolo di violenza". "L'accordo di oggi non era previsto ed è stato raggiunto per accelerare la conclusione del negoziato e arrivare alla firma della pace. I due interlocutori sono infatti consapevoli che non lo si può continuare ad oltranza mentre il Paese aspetta e la violenza continua". "L'intesa - spiega Badilla - ha creato un fenomeno nuovo, di fiducia reciproca tra le due parti, che mancava".

Una visita inattesa

"Dobbiamo ricordare - spiega ancora il responsabile de "Il Sismografo' - che il presidente colombiano Santos è venuto qualche settimana fa in Vaticano e ha parlato a lungo con il Santo Padre di questa situazione. Tra i temi affrontati ci sono stati anche i metodi per accelerare il cammino verso la pace. Santos, uscendo dal Vaticano, ha dichiarato ai giornalisti, e lo ha ripetuto poi anche in Colombia, che il Papa gli ha promesso che in caso di firma della pace verrà subito nel Paese latino-americano. Potrebbe quindi esserci un viaggio papale inatteso".  

La difficile smobilitazione della guerriglia

"Le difficoltà di questo negoziato - prosegue l'editorialista - sono le stesse di tutti i processi di pacificazione tra guerriglia e stato che si sono svolti recentemente in America-Latina: i caso di Nicaragua, Salvador, Guatemala". "Sono smobilitazioni che pongono diversi problemi logistici sulla collocazione dei guerriglieri, sulla loro reintegrazione nella società civile. In Colombia, gli uomini armati militanti nelle Farc hanno raggiunto anche la cifra di quarantamila. Ci sono problemi finanziari, ma anche psicologici. Chi ha vissuto per anni nella giungla, imbracciando un kalashnikov, non si adegua con facilità a ritmi di vita normali".   

Il ruolo decisivo della Chiesa 

"Lo stesso Papa Francesco, nella conferenza stampa sul volo che lo riportava a Roma dal Paraguay, - conclude Badilla - si è augurato che il processo di pace in Colombia vada avanti e ha ricordato che la Santa Sede è pronta a sostenerlo. Il Papa sa che la popolazione locale è stanca di aspettare e merita subito la pace. E sa anche che se i negoziati tra Governo e Farc sono stati avviati è merito soprattutto della Chiesa colombiana che ha da sempre spinto per il dialogo spesso contrapponendosi ai responsabili governativi che premevano, in passato, per la soluzione militare". 








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