Non si può ridefinire giuridicamente il matrimonio, poiché esso, in quanto unione tra uomo e donna, rappresenta “una istituzione umana e sociale basilare”: è quanto scrivono, in una nota congiunta, i vescovi della Provincia ecclesiastica di Acapulco, in Messico. In questo modo, i presuli rispondono alla proposta del governatore dello Stato di Guerrero, che il 3 luglio scorso ha presentato al Congresso un’iniziativa di legge per ridefinire l’istituzione matrimoniale a livello giuridico, eliminando la differenza sessuale come requisito necessario alle nozze. A sostegno della proposta, vengono citate due sentenze emesse quest’anno dalla Corte suprema di giustizia nazionale.
Rispettare la legislazione federale
Nella nota congiunta, dunque, i vescovi mettono in
chiaro alcuni principi fondamentali: innanzitutto, essi ricordano che “l’obbligatorietà
della giurisprudenza esiste solo per i Tribunali e quindi per gli organi federali
non esiste l’obbligo giuridico di modificare la legislazione attuale in materia matrimoniale”.
In base alla divisione dei poteri sancita dal sistema federale, infatti, spetta al
“potere legislativo dello Stato di Guerrero determinare se, in base alla legislazione
attuale, si debbano accogliere le sentenze della Corte suprema di giustizia”.
Matrimonio uomo-donna contributo a bene comune
Tanto più che “lo Stato regolamenta la materia matrimoniale
non in base alla legittimità giuridica o morale delle singole tendenze sessuali, bensì
in funzione degli effetti potenzialmente procreativi dell’unione tra uomo e donna,
del benessere dei figli che possono nascere come frutto naturale di tale relazione
e dell’importanza che tutto questo ha per la società”.
Istituzione matrimoniale ha la sua origine in Dio
Di qui, il richiamo che i presuli di Acapulco fanno
al matrimonio come "’istituzione umana e sociale basilare, che offre un contributo
insostituibile per il bene comune della società”. “La Chiesa – prosegue la nota congiunta
– insegna che tale istituzione ha la sua origine, la sua natura in Dio stesso”, poiché
“è un’alleanza che abbraccia la totalità della vita tra un uomo ed una donna, stabilita
con il reciproco consenso e finalizzata al bene comune dei coniugi e dei figli che
ne possono nascere”.
Non alterare il significato del matrimonio
“Non spetta dunque all’arbitrio dell’uomo – concludono
i vescovi messicani – alterare il significato e la struttura” di questa istituzione
sociale. Al contrario, “la funzione della legge deve essere quella di riconoscerla
e proteggerla in quanto tale”. In calce al documento, ci sono le firme dei responsabili
della Provincia ecclesiastica di Acapulco: mons. Carlos Garfias Merlos, arcivescovo
di Acapulco, mons. Dagoberto Sosa Arriaga, vescovo di Tlapa, mons. Maximino Martínez
Miranda, vescovo di Ciudad Altamirano, e mons. Alejo Zavala Castro, amministratore
apostolico di Chilpancingo-Chilapa. (I.P.)
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