2015-07-19 11:00:00

Mani Tese: da 50 anni contro povertà e squilibri tra Nord e Sud


“Mani Tese” compie 50 anni. Nata nel 1964, inizia effettivamente la sua azione umanitaria l'anno successivo, in Bangladesh, con la costruzione di una scuola. Da allora l'Ong ha combattuto contro la fame e gli squilibri fra Nord e Sud, fra i centri e le periferie del mondo, realizzando oltre 2.300 progetti, in particolare in Africa, Asia e America Latina, ma sempre con un forte collegamento con le reti di volontari in Italia. A cinquant’anni dalla sua creazione, Lucas Duran ha chiesto ad Angela Comelli, già presidente di “Mani Tese” e oggi membro del Comitato direttivo, di tracciarne un profilo:

R. – “Mani Tese” non nasce solo come un’associazione che voleva rispondere ai bisogni di quel momento, ma come un movimento che voleva invece essere complice di una presa di coscienza più ampia rispetto ai doveri che ciascun uomo ha rispetto ad altri simili. Quindi, denunciare le ingiustizie, informare, sensibilizzare l’opinione pubblica è stata da subito la modalità con cui “Mani Tese” ha voluto presentarsi. E “Mani Tese” ha lavorato con i giovani di tutte le comunità italiane e questo percorso di denuncia e di espressione politica si è resa conto di come fosse importante cambiare il nostro stile di vita per equilibrare le disuguaglianze con quello che invece i popoli più sfortunati del mondo vivevano in quel periodo e vivono attualmente.

D. – Quanto sono mutate, e in che direzione, le cose nell’ambito della cooperazione, soprattutto nel campo in cui svolge la propria azione “Mani Tese”?

R. – L’azione di “Mani Tese”, per scelta, è un’azione che ha teso a prolungarsi nel tempo. In Benin, la mia prima esperienza di volontariato agli inizi degli anni Ottanta, e già lì i progetti riguardavano la formazione agricola e la capacità di trasformare, con la cultura e l’esperienza locale, un modo diverso di produrre. E siamo arrivati fino a oggi. Quindi, questa continuità è un valore rispetto al cercare un cambiamento effettivo. Rispetto alla cooperazione di un tempo che si sviluppava in piccole realizzazioni concordate con la popolazione locale, si è sviluppata sempre di più in progetti-quadro, in progetti che tenevano conto di più aspetti che riguardavano il bisogno di queste popolazioni. Quindi, nell’occuparsi di problemi quali la produzione di cibo, doveva essere posto un valore altrettanto importante alla questione dei cambiamenti sociali, di dare spazio e opportunità alle donne … In questo modo è stato necessario innovare il nostro modo di fare cooperazione e pensare a progetti a più largo spettro e non focalizzati in piccoli interventi, per dar modo anche alla popolazione locale di partecipare a questo autosviluppo e a questo cambiamento.

D. – Voi date molto spazio all’azione dei volontari, alla rete di associazioni sul territorio italiano …

R. – La rete dei volontari è sempre stata un punto di forza di “Mani Tese” sin dagli anni Settanta; l’organizzazione dei volontari si è costituita autonomamente in gruppi sul territorio nazionale da Trieste a Catania. Questa autodeterminazione dei volontari, che con il loro lavoro volevano dare una testimonianza concreta, ha fatto sì che poi con il tempo ci sia stata una maturazione anche rispetto a queste scelte. I mercatini dell’usato sono diventati una cooperativa nazionale, le associazioni locali continuano a lavorare sul territorio individuando anche quei problemi che nascono sui territori italiani. Quindi, una cooperazione dal basso riguarda anche i problemi di quelle persone, in Italia, che vivono condizioni svantaggiate. Questa attenzione fa sì che si creino delle reti in cui lo scambio trasversale delle comunicazioni porta a esaminare i problemi come problemi che non riguardano il Nord e il Sud, ma che riguardano le persone, gli uomini.








All the contents on this site are copyrighted ©.