2015-07-20 17:04:00

Vescovo Crema: profughi, opportunità per Chiesa profetica


Un episodio increscioso

"Un episodio molto increscioso che ha scosso la comunità cristiana ma anche l’intera città". Così, mons. Oscar Cantoni, vescovo di Crema, definisce la protesta di alcuni genitori di bambini iscritti alla scuola diocesana, andata in scena la settimana scorsa davanti alla curia vescovile. "Si trattava di una protesta - spiega il presule - scaturita dal fatto che la Caritas diocesana, su segnalazione della Prefettura di Cremona, aveva deciso di ospitare alcuni profughi in locali adiacenti alla nostra scuola dell’infanzia, ma da essi del tutto indipendenti". "I responsabili - sottolinea il vescovo - si erano preoccupati affinché tra gli spazi riservati ai profughi e quelli normalmente adibiti alla scuola dell’infanzia ci fosse un’effettiva sicura separazione. Due corpose porte blindate, infatti, avrebbero impedito ogni accesso e quindi la possibilità che i profughi potessero in qualche modo invadere i luoghi assegnati ai bambini". "Inoltre - prosegue mons. Cantoni - l’ambiente che si voleva assegnare ai profughi era stato ispezionato dalla locale ASL, la quale l’aveva giudicato perfettamente conforme alle condizioni igieniche richieste".

Una decisione per difendere l'unità della chiesa

Il vescovo di Crema spiega perché, di fronte a queste veementi proteste, abbia deciso di venire incontro alle richieste delle famiglie. "Vista l'impossibilità di ogni dialogo e confronto con le famiglie da parte dei responsabili della Caritas, ho rinunciato umilmente a dare il via all’iniziativa per evitare possibili spaccature e ulteriori divisioni all’interno della comunità cristiana, quindi per difendere e promuovere l’unità della Chiesa, che è il bene più grande". "Tuttavia - aggiunge il presule - non intendo rinunciare al progetto dell’assistenza ai profughi, a cui la Chiesa non può sottrarsi, pena la perdita di credibilità". "Ho preferito perciò trovare altre possibili soluzioni, anche se non è facile, vista l’urgenza che richiede soluzioni immediate". 

Accoglienza, scelta prioritaria per i cattolici

Dopo la protesta il vescovo di Crema ha rivolto una lettera alla sua diocesi, pubblicata sul sito diocesano e sui mass media, che si apre con la citazione di un recente appello di Papa Francesco sull’accoglienza nelle comunità cattoliche. "Nella lettera - spiega - ho citato, a commento di questi fatti, un passaggio dell’omelia di Papa Francesco tenuta in occasione dell’ultima Santa Messa in Paraguay, il 12 luglio scorso, là dove afferma che 'nessuno può chiederci di non accogliere e abbracciare la vita dei nostri fratelli, soprattutto di quelli che hanno perso la speranza e il gusto di vivere'. Ho utilizzato questo testo per indicare che le nostre comunità cristiane devono essere educate ad assumere l’accoglienza come scelta prioritaria, come dimensione fondamentale permanente, fino a permettere di usare ambienti parrocchiali, istituti e case religiose (spesso anche vuote) per essere trasformati in luoghi di ospitalità".

 I valori cristiani emergono dalla carità

Nella lettera, il vescovo di Crema mette in luce la necessità di maggiore coerenza da parte di chi afferma di volere tutelare i valori cristiani. "Sono molti quelli che dicono di voler difendere il cristianesimo", spiega mons. Cantoni. "Molti, almeno nelle intenzioni, vogliono tutelare i valori cristiani. Ma questi emergono solo attraverso una testimonianza forte e convinta della carità, che è il frutto della fede. Quindi, accogliendo i nostri fratelli in umanità, chiunque siano e da qualunque parte del mondo provengano, si testimonia la 'misura alta' della vita cristiana. In molti c’è un desiderio sincero di accogliere i profughi, ma spesso dicono: 'non a casa nostra!'". 

Dall'ostilità all'ospitalità

Il progetto di accoglienza dei migranti forzati nell'edificio adiacente alla scuola dell'infanzia diocesana è stato ormai abbandonato, ma il vescovo ritiene che la vicinanza con i profughi avrebbe avuto addirittura una funzione educativa per i giovani. "I giovani - spiega - sono i primi a dover imparare la cultura dell’accoglienza, i primi a comprendere che occorre convivere con chi è diverso da noi, in un mondo in cui sono presenti persone provenienti da culture, tradizioni e religioni diverse, da ambienti umani molto differenti". "Occorre superare l’ostilità, e passare alla ospitalità", spiega mons. Cantoni. "I giovani hanno diritto di vedere una Chiesa accogliente e solidale con i poveri; ed è a questa Chiesa che essi sapranno anche aderire con generosità mediante scelte di gratuità e di servizio." 

No al "demone della paura"

Mons. Cantoni è convinto che a generare atteggiamenti di rifiuto, come quelli di queste famiglie, sia soprattutto “il demone della paura”. "E’ proprio la paura dell’altro, del diverso da noi, dello straniero, che tende a prevaricare, generando tra la gente sospetti, ansie e inquietudini", aggiunge il presule. "E’ vero che il clima infuocato a livello internazionale scoraggia chiunque. Tuttavia molti identificano immediatamente quanti giungono tra noi come dei terroristi, portatori di strane malattie, insomma tutti dei male intenzionati!", commenta. "Occorre invece imparare a riconoscere ciò che sta avvenendo sotto i nostri occhi come una vera opportunità che il  Signore ci prepara, perché la Chiesa diventi un po’ più profetica", spiega il vescovo di Crema.

 Nella sequela di Gesù

Quale deve essere dunque il ruolo della Chiesa in questo momento delicato in cui l’arrivo continuo di profughi sulle coste italiane crea tensioni sociali e politiche? "La Chiesa - risponde mons. Cantoni - è chiamata ad educare a una 'cultura dell’accoglienza', dal momento che essa è chiamata ad offrire al mondo l’immagine del suo  Signore, che non è rimasto passivo di fronte a nessuna delle sofferenze delle persone". "Seguendo gli insegnamenti di Gesù, ossia promuovendo la 'cultura dell’accoglienza', la Chiesa  evangelizza mediante la carità, che è la testimonianza più efficace e più credibile". 








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