Dopo aver svuotato completamente la città di Mosul dalla sua componente cristiana a partire dallo scorso 16 luglio, aver vandalizzato le chiese o averle trasformate in moschee, ed aver depredato le opere d‘arte riconducibili alla storia della cristianità della regione, il sedicente Stato Islamico ha deciso che ogni riferimento pubblico al cristianesimo dovrà essere cancellato. Secondo quanto riferisce il sito Baghdadhope, che riprende Ankawa.com, “i negozianti dovranno cambiare le insegne che lo ricordano, ma anche quelle che si rifanno alla storia in genere, usando nomi più in linea con la nuova dittatura instaurata in città”.
Anche i quartieri di Mosul dovranno cambiare nome
Il quartiere del "Qasr Al Matran" (Palazzo dell‘arcivescovo) - riporta l'agenzia Sir
- si chiamerà "Ghasua" (che significa invasione militare) quello di Hawi Al Kanisa
sulla sponda occidentale del Tigri si chiamerà (Jihad) e quello Di Hush Al Biya‘ (Cortile
della chiesa) dove molti sono gli edifici delle varie chiese cristiane si chiamerà
Al Khalifa (Califfo).
Aiuti alimentari e farmaceutici della Chiesa caldea a profughi musulmani
E mentre il Califfato prosegue nella sua opera di smantellamento e svuotamento della
memoria storica irachena, la Chiesa caldea cerca di alleviare le condizioni di vita
di tanti iracheni. Ieri, riferisce Baghdadhope, il patriarca caldeo, Mar Louis Raphael
I Sako, accompagnato dal vicario patriarcale mons. Basel Yaldo, e da alcuni esponenti
della Caritas Iraq, ha portato aiuti alimentari e farmaceutici a 250 famiglie di profughi
musulmani delle provincie di Anbar e Salahuddin in un campo lungo l‘Eufrate nei pressi
della città di Ramadi in occasione della festa di Eid el-Fitr che segna la fine del
mese di Ramadan. Dopo aver espresso gli auguri per la festa il patriarca ha augurato
alle famiglie del campo di poter far ritorno alle proprie case. È questa la sesta
volta che il patriarcato caldeo e la Caritas Iraq portano aiuti a famiglie di profughi
musulmani. (R.P.)
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