2015-07-21 08:30:00

Libia: nessuna notizia dei quattro italiani rapiti


Due siciliani, un sardo e un ligure: i 4 dipendenti della societa' di costruzioni e manutenzione di impianti energetici Bonatti, rapiti nella zona di Mellitah, vicino Tripoli. Presumibilmente sono finiti nella mani di un gruppo vicino alle milizie tribali.  La Farnesina si e' subito attivata, in concorso con l'intelligence, ma e' difficile fare ipotesi, spiega il ministro degli Esteri Gentiloni, che però esclude che il rapimento possa rappresentare una ritorsione contro l'Italia per il suo appoggio in sede Onu al governo in fase di formazione. Non mancano infatti precedenti, nel caos libico dove la fazione islamista ha imposto un governo parallelo a Tripoli che si oppone a quello di Tobruk, l'unico riconosciuto a livello internazionale. Giacomo Zandonini ha intervistato Nancy Porsia, giornalista che ha lavorato in Libia:

R. – Quella zona è da sempre famosissima in tutta la Libia per i rapimenti a danno dei locali. Quindi, è sempre stata una zona off-limits. Il problema non è chi governa Zuwarah, il problema è quello che sta succedendo nell’intera area. Anzitutto, la depressione economica e il vuoto di potere, e quindi di sicurezza, stanno facilitando l’espansione e il moltiplicarsi delle bande criminali. Se a questo si aggiunge la presenza massiccia di armi, possiamo facilmente capire quanto sia facile compiere una serie di crimini, come anche rapimenti al fine di avere riscatto. Quello che è già successo in precedenza in Libia… Vorrei ricordare che la Libia conta, negli ultimi anni, il rapimento di ben sei italiani. I cittadini italiani purtroppo vantano questo triste record.

D. – Certo, la matrice fondamentalista, rivendicata per le tre persone rapite all’inizio di luglio, non è da escludere neanche per i quattro italiani rapiti ieri…

R. – Il rapimento di questi quattro italiani potrebbe essere contestualizzato anche nella cornice di espansione dei movimenti fondamentalisti, laddove ci sono, appunto, le province del Califfato dell’Is: ufficialmente a Derna e a Sirte, una forte presenza alquanto conclamata anche a Bengasi, ma cellule dormienti di fondamentalisti sono in tutta la Libia. Non ci sono informazioni in merito, ho appena sentito le autorità libiche che mi hanno confermato il rapimento, ma non hanno alcuna informazione e nessun dettaglio.

D. – Proprio l’impianto di Mellitah è un impianto strategico fondamentale, che forse ha comunque stimolato alcune tensioni nella zona…

R. – Nell’area di Mellitah, ossia il compound guida Eni, dove sarebbe stato effettuato il rapimento, nelle ultime settimane si stanno verificando una serie di rapimenti. Chiaramente, non sono mai saliti agli onori della cronaca perché le vittime sono sempre state libiche e nelle ultime settimane pare che i rapimenti eseguiti fossero stati compiuti dal cosiddetto "Jaysh al Qabail", la "tribù d’onore” come si definiscono: una tribù proveniente dall’are di Warshafana, che è l’unica sacca di resistenza legata ad Haftar nell’area ovest, insieme alla città di Zintan. Negli ultimi mesi sono stata spessissimo a Mellitah a intervistare gli uomini della sicurezza e loro erano assolutamente fiduciosi rispetto alle loro capacità di proteggere il sito.








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