L’uomo è custode, amministratore e non proprietario del Creato: parte da questo principio la dichiarazione che la Conferenza episcopale delle Filippine ha diffuso ieri in preparazione al Cop21, l’incontro Onu sui cambiamenti climatici in programma a Parigi il prossimo dicembre. “I negoziati di Parigi – scrivono i vescovi – rappresenteranno il tentativo di raggiungere un accordo sulla responsabilità per il futuro della Terra e delle prossime generazioni. Ma non si tratta di questioni ‘futuristiche’, bensì di giustizia sociale”.
Cambiamenti climatici, questione di giustizia sociale
Infatti, sottolineano i presuli, “i cambiamenti climatici sono una questione di giustizia
sociale, ovvero di quella parte della giustizia che garantisce che tutte le classi
ed i gruppi sociali beneficino delle risorse della Terra e della società e siano avvantaggiate,
in modo equo, dal progresso delle nazioni”. Richiamando, poi, i temi principali dell’Enciclica
Laudato si’ di Papa Francesco, i vescovi filippini ricordano che “è dovere dei cristiani
preoccuparsi dell’ecologia e dei cambiamenti climatici come diretta conseguenza del
concetto etico di ‘custodia’ e del principio di carità”.
Non dimenticare le comunità e le nazioni più povere
Di qui, l’appello a “tenere gli occhi puntati su Parigi”, affinché i temi trattati
siano di interesse di tutti ed in particolare de “le comunità e le nazioni più povere,
per prendersi cura dei bisogni degli ultimi, dei nostri fratelli e sorelle”. “L’Enciclica
Laudato si’ – si legge ancora nella dichiarazione – ci insegna che il cuore della
questione dei cambiamenti climatici è la giustizia”.
Sviluppo sostenibile va di pari passo con solidarietà intergenerazionale
Quindi, i presuli di Manila sottolineano che “la nozione di bene comune si estende
alle generazioni future” e che “non si può più parlare di sviluppo sostenibile avulso
dalla solidarietà intergenerazionale”. “Dobbiamo cominciare a pensare – è il monito
dei vescovi – al genere di mondo che stiamo lasciando alle generazioni del domani,
realizzando che il mondo è un dono che abbiamo ricevuto gratuitamente e che dobbiamo
condividere con gli altri”.
No all’ottica utilitaristica: il mondo non appartiene solo a noi
In questo senso, la Chiesa filippina esorta a non basarsi su “un’ottica puramente
utilitaristica” che pensa solo “in termini di benefici individuali”, bensì a promuovere
“la solidarietà tra generazioni, in quanto quest’ultima “non è un optional, ma una
questione di giustizia, dato che il mondo che abbiamo ricevuto appartiene anche a
coloro che verranno dopo di noi”.
Necessario impegno delle comunità ecclesiali per il bene comune
“Non siamo proprietari della Terra – continuano i vescovi – Ne siamo i custodi, e
dobbiamo avere cura delle sue risorse, non solo per noi, ma anche per le prossime
generazioni”. Di qui, l’invito ai fedeli ad “organizzare simposi e conferenze” su
questo tema, perché “è responsabilità morale di ciascuno informarsi su simili argomenti”.
Anche le parrocchie e le Comunità ecclesiali di base vengono esortate a “agire in
modo diretto ed immediato”, affinché “il loro impegno in favore del bene comune possa
influenzare l’operato dei politici”.
Rispondere al grido d’aiuto dei sofferenti
La dichiarazione si conclude ricordando che “i cambiamenti climatici hanno provocato
sofferenze in nazioni, comunità e popoli” e che “quando i bisognosi gridano, non è
un’opzione rispondere: è un dovere”. (A cura di Isabella Piro)
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