20 milioni di firme per chiedere ai leader mondiali che si riuniranno a Parigi a dicembre per il Summit dell’Onu sul clima (Cop21) un taglio drastico alle emissioni dei gas serra e contenere così l’aumento della temperatura del Pianeta sotto la soglia cruciale di 1,5 gradi e aiuti ai Paesi più poveri e più esposti ai cambiamenti climatici. E’ l’ambizioso obiettivo che si prefigge di raggiungere la Petizione Cattolica sul Clima, promossa dal Global Catholic Climate Movement (Gccm), una rete globale di 140 di organizzazioni cattoliche creata lo scorso gennaio per sollevare una voce forte in vista delle importanti decisioni che dovranno essere prese nella capitale francese.
La mobilitazione della Chiesa filippina contro i cambiamenti climatici
L’iniziativa risponde all’invito rivolto da Papa Francesco nell’Enciclica “Laudato
sì” ad agire per fermare la distruzione del Pianeta e salvare la nostra “casa comune”.
Un’esortazione - riporta il quotidiano britannico “The Guardian” - accolta con entusiasmo
dai movimenti ambientalisti cattolici delle Filippine che hanno aderito all’iniziativa
del Gccm con l’obiettivo di raccogliere 10 delle 20 milioni di firme richieste. L’emergenza
ambientale è infatti molto sentita dall’opinione pubblica del Paese, uno dei più colpiti
in questi ultimi anni dai fenomeni climatici estremi, tra i quali si ricorda, Haiyan,
il più devastante tifone di tutta la sua storia. Un terzo dei cittadini filippini
considerano l’emergenza ecologica il problema più grave nel mondo oggi. Una preoccupazione
condivisa dalla Chiesa, che da anni si batte contro lo sfruttamento indiscriminato
delle risorse naturali del Paese, denunciando, come Francesco, lo stretto legame tra
distruzione dell’ambiente e povertà.
I vescovi: non siamo padroni, ma custodi della Terra
Questa posizione è stata ribadita due giorni fa in una dichiarazione dei vescovi pubblicata
in vista del Cop21, dove si sottolinea come l’Enciclica “Laudato si’” ci insegni
che “il cuore della questione dei cambiamenti climatici è la giustizia sociale” e
che “non siamo proprietari della Terra bensì custodi e dobbiamo avere cura delle
sue risorse, non solo per noi, ma anche per le prossime generazioni”. (L.Z.)
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