2015-07-24 12:03:00

Cipriano: "La contenzione è un fallimento della medicina"


In Italia nell’80% dei reparti psichiatrici le persone vengono contenute meccanicamente, cioè legate al letto con fasce o cinghie. Lo psichiatra Piero Cipriano, che lavora a Roma in un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC), definisce questa pratica un “crimine in tempo di pace” e la paragona a una tortura. Sulla contenzione meccanica si è recentemente espresso anche il Comitato Nazionale di Bioetica sostenendo che questa pratica debba essere superata. Al microfono di Grazia Serra sentiamo lo stesso Cipriano:

R. – La contenzione meccanica viene esercitata in ogni ambito della medicina: non c’è un solo reparto ospedaliero che sia esente da questa pratica. La subiscono soprattutto le persone anziane - i cosiddetti vecchi - che sono confusi, cadono, e così via. La subiscono anche i bambini: per esempio, nel reparto di neuropsichiatria infantile. È capitato che vengano contenute anche le donne incinta. Ma soprattutto è una pratica che riguarda le persone con disturbo psichico, nei cosiddetti SPDC, Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura. Ci sono 323 SPDC in Italia, e nell’80% di questi le persone vengono legate, cioè vengono contenute a letto.

D. – Perché un medico decide di legare un paziente?

R. – Dirà che lo fa per "extrema ratio”, per salvargli la vita, per impedire atti aggressivi o di violenza ecc. Ora, i medici che legano di solito propongono due ordini di ragioni: una ragione normativa – giuridica – ovvero il fatto che la contenzione in realtà non è normata ma non è neppure proibita: non c’è nessun articolo di legge che preveda la contenzione, ma non c’è neppure nessuno articolo che la proibisca. E quindi in questa incertezza i medici si appellano al cosiddetto stato di necessità, articolo 54 del codice penale: per uno stato di necessità, per salvare – dicono – la vita di un paziente, lo devono legare. Questa è una prima ragione. Una seconda ragione è di ordine economico, cioè un conflitto tra economia e etica: in quest’epoca di piani di rientro, spending review, depauperamento di risorse umane, è più economico legare una persona a letto, per esempio per tutta la notte, piuttosto che farla assistere da due, tre o quattro persone. Queste sono le ragioni che vengono addotte. Secondo me, le varie ragioni per cui si lega sono di ordine etico, culturale, professionale e deontologico: cioè chi ha in testa l’idea di legare lega, e chi non vuole farlo per motivi etici, non lega. Questa è la vera ragione io credo.

D. – E lei cosa pensa del ricorso alla contenzione meccanica?

R. – Penso che sia un fallimento su tutti i piani della medicina e della psichiatria: è un modo per alienarsi del tutto dall’alleanza terapeutica con un paziente, con una persona. Dopo che hai legato una persona, non puoi più proporti come medico, come suo terapeuta. E penso quindi che sia un crimine in tempo di pace, che sia un crimine di pace, sia un qualcosa che assomigli al sequestro di persona, oppure anche alla tortura: talvolta credo che la contenzione si configuri come un atto di tortura, che tra l’altro in Italia non è contemplato neppure come reato. 

D. –  È possibile abolire questa pratica?

R. – Io penso assolutamente di sì, nel senso che, teoricamente, ci sono esperienze di “no restraint” che originano fin al 1850. C’era un medico scozzese, di nome John Conolly, che gestiva un intero manicomio senza fasce e con le porte aperte. Eppure era un’epoca pre-psicofarmacologica. Ci sono le esperienze anti-istituzionali anche degli anni ’70: Trieste, Gorizia ecc. Ci sono circa 20-30 SPDC ospedalieri in Italia che non usano le fasce, e questo vuol dire che si può fare. E dunque, se si può fare, è possibile abolire decisamente questa pratica. Tra l’altro c’è stato ad aprile un documento del Comitato Nazionale di Bioetica molto significativo in questo senso, secondo cui questa pratica deve essere superata. E quindi a partire da questo documento, come Forum di salute mentale, abbiamo iniziato una campagna per abolirla decisamente questa pratica e speriamo di riuscirci!








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