2015-07-24 14:47:00

Scuole paritarie dovranno pagare Ici. Don Macrì: chiuderemo


La Corte di Cassazione ha riconosciuto la legittimità della richiesta del pagamento dell'Ici, avanzata dal Comune di Livorno nel 2010, agli istituti scolastici del territorio gestiti da enti religiosi, in riferimento agli anni dal 2004 al 2009. La sentenza, resa nota oggi, ribalta di fatto quanto stabilito nei primi due gradi di giudizio, equiparando l’attività scolastica a quelle a carattere commerciale. Secondo il giudice è inoltre “giuridicamente irrilevante lo scopo di lucro, essendo di per sé il conseguimento di ricavi indice sufficiente a stabilire il tipo di servizio svolto. A seguito della sentenza, in una nota il Comune fa sapere che provvederà a notificare agli istituti in questione anche gli importi dovuti per le annualità 2010 e 2011 e assume “rilievo ai fini dell'interpretazione delle disposizioni in materia di Imu, relativamente all'imposizione fiscale dall'anno 2012. Per un commento Adriana Masotti ha sentito don Francesco Macrì, presidente della Fidae, Federazione Istituti di attività educative:

R. – Sono sentenze che lasciano interdetti, perché costringeranno le scuole paritarie a chiudere. Sono scuole che hanno già dei bilanci profondamente in rosso; scuole che allo Stato costano quasi nulla, pur garantendo un servizio alla Nazione equiparabile a quello statale. Quindi, di fronte a queste sentenze, si rimane senza parole. In Italia, cioè, noi ci troviamo nella condizione che le istituzioni non riconoscono il servizio nella direzione del bene comune, svolto da queste scuole. A differenza di quanto capita in Europa, dove le scuole paritarie vengono sostenute in tutti i modi - sotto il profilo legislativo, sotto il profilo economico, sotto il profilo fiscale - in Italia, in tutte queste direzioni, vengono continuamente penalizzate, quindi costrette a sparire. E sparendo, sparisce una dimensione importante della struttura organizzativa, educativa della Nazione.

D. – Anche se ci fosse un profitto da queste scuole perché, secondo voi, non è giusto equiparare gli Istituti scolastici ad un’attività commerciale?

R. – Il profitto nelle scuole, che non siano i cosiddetti diplomifici, non esiste. Queste scuole finora sono sopravvissute perché sostenute dai religiosi – preti o suore – che lavorano a titolo completamente gratuito.

D. – Il giudice di legittimità ha precisato comunque che è giuridicamente irrilevante lo scopo di lucro, risultando sufficiente l’idoneità tendenziale dei ricavi a perseguire il pareggio di bilancio…

R. – Certamente le famiglie pagano qualcosa. Quindi c’è un passaggio di denaro dalla famiglia verso queste istituzioni scolastiche. E’ un’istituzione scolastica, però, che pur essendo gestita da un privato, svolge una funzione pubblica nell’interesse pubblico. E’ un concetto che in Italia fa fatica ad entrare nella testa di chi governa le istituzioni. La legge 62 del 2000 ha riconosciuto in maniera aperta ed inequivocabile questa funzione pubblica della scuola paritaria. Quindi equiparare la scuola paritaria ad una qualsiasi attività commerciale è veramente fuori di senso, va al di là della legge.

D. – Questo è il primo pronunciamento di questo tipo in Italia. Lei teme che ci saranno altri ricorsi da parte di altri Comuni?

R. – Io penso di sì, perché i Comuni, con i tagli che hanno subito, cercheranno in tutti i modi di rastrellare qualche soldo. E chi è il soggetto più debole, a portata di mano? E’ la scuola paritaria. Quindi, certo io ho timore, ma timore fondato, che molti Comuni, specialmente quei Comuni governati da chi ha pregiudizi nei confronti della scuola paritaria, si muovano in questa direzione. Quindi in Italia sparirà questa presenza, che tra i tanti meriti ha il fatto di essere una presenza che è nata moltissimo tempo prima che lo Stato nazionale avvertisse l’urgenza di rivolgersi a formare la popolazione, il popolo, le classi medio-basse. Ecco, questa scuola ha svolto per secoli una funzione di supplenza di fronte ad uno Stato latitante rispetto alle classi medio-basse.   

D. – E con un governo ancora latitante per quanto riguarda i finanziamenti alle scuole paritarie…

R. – Sì, anche l’ultima legge, la 107, appena approvata dal Parlamento, è una legge che ignora la presenza di queste istituzioni, che tra l’altro sono migliaia su tutto il territorio. Sostanzialmente, la norma non ha valorizzato quel principio della legge 62, che parlava di un sistema unitario, integrato, costituito da scuole statali e scuole paritarie.








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