2015-07-24 14:00:00

Nuova tragedia dell'immigrazione. Migrantes: tornare a Mare Nostrum


Nuova tragedia del mare al largo della Libia. Una quarantina i morti, tra cui donne e bambini, per l’affondamento di un gommone. Oltre 800 i migranti salvati in tre diverse operazioni. Intanto emerge che a capo dell’organizzazione che gestisce il traffico di migranti c'è un etiopico su cui sta indagando la direzione investigativa antimafia di Palermo. Alessandro Guarasci:

Ci sarebbero anche 5 minori tra le vittime del naufragio avvenuto al largo delle coste libiche. Lo afferma Save The Children che ha sentito una parte dei 283 migranti giunti ad Augusta sulla nave militare tedesca Holstein. In totale i morti sarebbero una quarantina. I profughi erano su uno dei gommoni soccorsi, a bordo del quale, afferma l'organizzazione umanitaria, c'erano 120-125 migranti, tutti uomini, 88 dei quali sono stati tratti in salvo. Il natante durante la traversata ha cominciato ad imbarcare acqua ed è affondato. Oltre 800 migranti sono stati tratti in salvo in altre tre operazioni di salvataggio. E secondo Skynews, si chiama Ermias Ghermay, è etiopico ed è l'uomo che organizza e guida il traffico di esseri umani che, dalle coste libiche a bordo di carrette del mare. Si è arrivati a lui tramite intercettazioni della Dia di Palermo: l’uomo agirebbe indisturbato in Libia perché al momento non c'è alcuna collaborazione da parte di quel Paese.

La nuova tragedia del mare ripropone il ruolo dell’Europa nella gestione dei flussi migratori. Abbiamo sentito il direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei, mons. Giancarlo Perego, che chiede il ripristino dell'operazione di salvataggio Mare Nostrum:

R. – Si era detto come fosse prioritario il salvataggio in mare. Di fatto quest’anno le morti sono aumentate e il salvataggio in mare è stato indebolito. E quindi la prima urgenza è il ritorno a quel Mare Nostrum che già era stata un’esperienza fondamentale di salvataggio in mare, e che, di  fatto, è stata indebolita quest’anno con la sua fine. E queste morti ci dicono ancora una volta l’altra grande necessità: la necessità di accompagnare questi viaggi, la necessità di canali umanitari, che diventano sempre più un’urgenza. Ogni attesa, ogni rimando, è segnato profondamente da morti che sono ancora una volta una provocazione grossa alla nostra coscienza, ma soprattutto una coscienza di un’Europa che non è in questo momento solidale e dimentica questi viaggi della speranza.

D. – Ci si aspetta dall’Europa una grande azione diplomatica per attivare dei canali umanitari magari da quei Paesi che non sono coinvolti in questo traffico dei migranti…

R. - Forse questo è il salto di qualità che dovrebbe fare l’Europa in questo momento: da una parte, per costringere alcuni Paesi a rendersi conto di come tante persone partono dai loro territori in un viaggio senza speranza; e, dall’altra, proprio per accompagnare un viaggio che diversamente si trasforma in tragedia.

D. – Alcune forze politiche continuano a dire: facciamo un blocco navale davanti alla Libia, ma questo non avrebbe senso secondo le condizioni attuali tra l’altro…

R. - Significherebbe ancora di più morte e ancora di più la separazione tra l’Europa, che si chiude in una cittadella nei suoi interessi e dimentica la tragedia, e la storia di popoli che sono in cammino, che invece è la storia da guidare, da costruire, il nostro domani.








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