2015-07-25 15:09:00

Agidae: paritarie a rischio fallimento. Toccafondi: no Ici per no lucro


Dopo la sentenza della Cassazione che impone il pagamento dell'Ici alle paritarie, c'è il rischio "ecatombe" per la scuola cattolica italiana: è quanto afferma padre Francesco Ciccimarra, presidente dell'associazione Agidae, i gestori degli istituti che dipendono dall'autorità ecclesiatica:

R. – Il problema è molto articolato. Intanto già da una paio di anni quella che oggi si chiama Imu e che prima si chiamava Ici su questa materia è stato stabilito il principio secondo il quale nelle scuole paritarie dove le rette non superano in media i settemila euro non c’è da pagare Imu. L’Imu è figlia dell’Ici. Questo è un principio oggi evidente. Capisco perfettamente che si parla degli anni passati, dal 2004 in poi, ma trattandosi di una normativa in discussione ormai dal 1992 credo che sarebbe opportuno avere un principio di chiarezza giuridica e dire: le scuole paritarie facenti parte del sistema pubblico dell’istruzione non devono pagare l’Imu come non devono pagare l’Ici, che è la stessa tassa.

D. - I contraccolpi economici però quali potrebbero essere?

R. - Bisognerebbe chiudere tutte le scuole, perché altrimenti tra un po’ saremo nelle condizioni di essere oggetto di decreti ingiuntivi e di procedure fallimentari anche come enti ecclesiastici, che adesso cominciano ad andare di moda. Traduco meglio: siccome gli enti ecclesiastici per i rami commerciali, come viene definita la scuola dove si paga una retta, sono oggetto di ipotetico fallimento, tutte le scuole che non hanno i soldi per pagare i comuni saranno dichiarate fallite: quindi le scuole delle parrocchie, degli enti religiosi, delle diocesi. … E così faremo una bella ecatombe della scuola cattolica in Italia, anzi delle scuole paritarie.

D. - A questo punto si aspetta un intervento del parlamento?

R. - Spero che magari dopo le vacanze qualcuno voglia porre attenzione - il governo, il parlamento - e riprendere un po’ questi discorsi: però, ripeto, il parlamento deve legiferare per il pregresso. Probabilmente la magistratura avrebbe potuto applicare l’attuale principio, elaborato anche in sintonia con la legislazione europea, anche sulla realtà pregressa. Ma siccome i comuni hanno fame di soldi, i giudici vanno in questa direzione.

Da Fioroni, Pd, e Lupi, Alleanza Popolare, arriva un invito al governo a intervenire affinché tante scuole non chiudano. Per il sottosegretario all’istruzione Gabriele Toccafondi bisogna capire se la sentenza ha un effetto solo locale o anche nazionale:

R. - Dobbiamo capire se il tema riguarda anche il futuro, con il settore non più Ici ma Imu. Spero oggettivamente di no perché sarebbe profondamente ingiusto. In fondo queste scuole fanno un servizio di pubblica utilità. Certo, sono attività gestite in maniera commerciale: come si fa a non mettere in pratica un’attività commerciale se bisogna pagare l’affitto, le utenze? Ma altra cosa è fare attività lucrative.

D. - Dopo l’estate possiamo pensare a un intervento in qualche modo del parlamento o del governo?

R. - Leggiamo la sentenza e comprendiamo… Anche perché un anno e mezzo fa, due anni fa, questo governo ha già avuto modo di dare un’interpretazione autentica del tema del pagamento dell’Imu, quindi il discrimine era l’attività lucrativa. Quando c’è un’attività non solo commerciale ma lucrativa, e quindi per esempio una scuola con rette di decine di migliaia di euro l’anno, è giusto che quella paghi l’Imu, ma per tutto il resto si tratta di scuole che operano per il bene di pubblica utilità ed è giusto che non siano gravate da spese di 20, 30 mila euro in media l’anno di imposta municipale sugli immobili.








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