2015-07-25 13:25:00

Ucraina: crisi economica e instabilità politica. Al bando i comunisti


Ucraina nella totale instabilità. Nonostante non sia più alla ribalta della cronaca, il Paese affronta una crisi finanziaria che l’Europa sta cercando di sostenere e non trova pace con i separatisti dell’Est. 4 i morti nelle ultime ore, per lo più civili. In più sono forti gli attriti interni, specie con i comunisti, messi al bando dalla vita politica in quanto equiparati, nella propaganda, al nazismo.“Prospettive difficili” dunque, come spiega al microfono di Gabriella Ceraso l’inviato di Avvenire ed esperto dell’area Luigi Geninazzi:

R. – Non se ne parla perché ci sono tante situazioni di crisi nel mondo, di violenza, di guerra, ma questo Paese è allo sfascio economicamente. C’è in ballo un pagamento parziale del debito che però l’Ucraina, un po’ come la Grecia, vorrebbe in parte cancellare. Il prodotto interno lordo è sceso in due anni del 25 per cento e la moneta ucraina, ha perso il 300 per cento nei confronti del dollaro. Per cui Poroshenko fa molta fatica a portare avanti un piano di riforme. Sta cercando per esempio di formulare uno statuto di autonomie per le regioni dell’Est, però le regioni dell’Est non lo vogliono perché desiderano l’indipendenza. Poi ci sono i settori di destra che sono agitati, c’è la corruzione che continua e tutta la situazione nel Donbass e nella repubblica di Lugansk, è un’amputazione dolorosa che prosegue.

D. – E che sarà sancita dalle elezioni che i ribelli hanno proclamato il 18 ottobre e il primo novembre?

R. – Loro le elezioni le hanno già fatte un anno fa, ma sono un po’ una farsa, nel senso che lì c’è una situazione in cui molti sono scappati, si sono rifugiati chi in Russia, chi invece in Ucraina. E chi è rimasto sono combattenti o poveracci che non possono scappare, sostenuti dai militari russi. E’ ormai un segreto di Pulcinella, anche se Mosca continua a smentire, ma ogni giorno si hanno prove di soldati russi che sono lì. Qualcuno ha detto che sono in vacanza… Purtroppo la tregua di Minsk ha solo messo sopra un accordo verbale dimenticando i problemi reali: l’accordo era che si facessero elezioni libere e indipendenti però dentro un contesto ucraino, cioè elezioni per l’autonomia non per la separazione. Questa ambiguità conta molto.

D. - Ricordiamo che nella regione di Leopoli ci sono anche operazioni congiunte con i Paesi della Nato e con gli Stati Uniti a cui l’Ucraina partecipa. Questo è da vedere sempre nell’ottica di un rafforzamento con l’aiuto dell’Europa per eventuali guerre future?

R. - Le esercitazioni servono per dimostrare a parole, secondo me, il sostegno dell’Occidente all’Ucraina però di fatto l’Ucraina non entrerà molto presto nella Nato. In realtà diciamo che l’Occidente e l’Europa non hanno nessuna intenzione di fare guerra per l’Ucraina contro la Russia, quindi si continuerà purtroppo con questa situazione di scontri sporadici e con questa situazione economica che è difficile tamponare.

D. – Va nella direzione del sostegno al nazionalismo l’iniziativa del governo dell’Ucraina di mettere al bando completamente il partito comunista ed estrometterlo dalla vita politica del Paese?

R. – E’ una cosa giusta e doverosa ma non avrà grande efficacia. Nel senso che l’Ucraina della rivoluzione di Maidan vuole rompere i legami con il passato, anche con tutti gli strascichi post-comunisti che sono proseguiti. Quindi questi sono gesti simbolici, come la distruzione dei monumenti che si richiamano non solo a Stalin ma anche a Lenin. E’ una decisione che mette d’accordo tutti però non risolve i problemi attuali.

D. – Comunque il partito potrebbe rinascere sotto altre forme, potrebbe cambiare volto?

R.  - Potrebbe farlo, anche perché non ha ormai un grande peso, quindi  potrà benissimo cambiare nome e fingersi socialdemocratico… Ma ripeto non sono questi i veri problemi. Oggi in Ucraina c’è un’instabilità che può toccare anche il livello politico perché la gente incomincia a essere un po’ critica verso il presidente Poroshenko; c’è anche una certa dialettica con il governo che vorrebbe azioni più incisive nei confronti della Russia, Poroshenko invece è sempre più aperto al dialogo con la Russia non si sa in che modo. E’ una fase quindi di stallo che si prolunga che però vede purtroppo, almeno finora, non una ripresa ma un continuo degrado e questo è davvero pericoloso perché può succedere di tutto.








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