2015-07-27 18:13:00

Profughi, Comunità Papa Giovanni: accoglierli è restituzione


Indignazione sbagliata

"Vedo un'indignazione sbagliata. C'è molta disinformazione, o forse una voluta mancanza di informazione, su chi sono veramente queste persone. Vengono dipinte sempre in chiave negativa, mentre sono persone normalissime, come noi, in cerca di un riscatto sociale, desiderose di rifarsi una vita". A parlare così è Riccardo, cittadino di Forlì che con la moglie Carola accoglie presso la propria abitazione 11 profughi di varia nazionalità. La coppia, che fa parte della Comunità Papa Giovanni XXIII, grazie alla collaborazione con la Questura e la Prefettura locali, porta avanti uno dei tanti progetti di accoglienza della Comunità fondata da don Benzi, dimostrando come sia possibile in Italia testimoniare concretamente il Vangelo anche in un momento di tensioni politiche e sociali dovute al grande afflusso sulle coste siciliane di profughi, provenienti dal Nord-Africa. Riccardo sa bene che in molte città italiane c'è malumore perché le istituzioni invitano all'accoglienza comunità già in difficoltà per la crisi economica e la disoccupazione. "Spesso dobbiamo spiegare a questi ragazzi che debbono adeguarsi al tipo di accoglienza che possiamo fornirgli, rinunciando a piccole pretese. Gli spieghiamo che in Italia ci sono persone che stanno anche peggio di loro e troviamo subito comprensione e collaborazione".  

Accoglierli è un atto di restituzione

"La storia di Riccardo e Carola non è unica nella nostra comunità", spiega Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII. "Noi abbiamo infatti accolto con gratitudine l'invito che Papa Francesco ha rivolto alla Chiesa cattolica a rendere disponibili istituti e case all'accoglienza dei poveri e dei migranti e diamo ospitalità a circa 300 persone sul territorio italiano. Seguendo l'invito del nostro fondatore, lo abbiamo fatto per una questione di condivisione e giustizia. Come Comunità siamo presenti in 35 paesi e sappiamo bene i motivi per cui queste famiglie sono costrette a partire". "Abbiamo volutamente aperto a questi gruppi famigliari i nostri alberghi e le nostre case per ferie a Rimini e Cattolica. Riteniamo che sia un atto di restituzione: in qualche modo restituiamo ciò che abbiamo portato via ai paesi del terzo e del quarto mondo, come spiega bene Francesco nell'enciclica Laudato si' ". "Ovviamente - conclude Ramonda - all'accoglienza va accompagnata un'azione di rimozione delle cause di questi flussi e una pressione politica nei confronti dell'Europa affinché, invece di occuparsi di temi minori, vari leggi che affrontino questo fenomeno epocale ridando dignità a queste persone".








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