2015-07-29 14:19:00

Assalti Eurotunnel, muore migrante. Londra: situazione preoccupante


Per la seconda notte consecutiva circa duemila migranti hanno preso d’assalto il sito francese dell’Eurotunnel, a Calais, per raggiungere il Regno Unito. Nel fallito tentativo di attraversare la galleria sotto la Manica, un giovane sudanese è morto investito da un camion. Il premier britannico David Cameron ha espresso preoccupazione e il ministero dell’Interno ha convocato una riunione di emergenza. Il servizio di Marco Guerra:

“L'invasione più massiccia che l'Eurotunnel abbia conosciuto in questi mesi di pressione migratoria”: le autorità di entrambe le sponde della Manica hanno descritto così i tentativi, avvenuti nelle ultime due notti, di entrare nell'imbocco francese dell’infrastruttura da parte di circa 2.000 migranti. Uno di loro ha perso la vita dopo essere stato investito da un camion che scendeva da un treno navetta. Si tratta della nona vittima da inizio giugno. La situazione sembra fuori controllo. Da parte britannica è stato sconsigliato ai viaggiatori di percorrere l'Eurotunnel. “Stiamo lavorando a stretto contatto” con le autorità francesi, ha detto il premier Cameron in visita a Singapore; per discutere l’emergenza il ministro dell’Interno di Londra ha convocato una riunione del ‘Comitato sull’immigrazione’. Il suo omologo francese ha incrementato le forze di sicurezza all’imbocco del tunnel. Intanto la società che gestisce l’Eurotunnel ha fatto sapere che almeno 37mila migranti sono stati bloccati nel tentativo di attraversare la galleria dallo scorso gennaio. Ma su questo flusso senza precedenti sentiamo l’esperto di politiche migratorie dell’Unione Europea e ricercatore dell’Ispi, Matteo Villa:

R. – L’ultimo giorno è stato forse il peggiore degli ultimi mesi da quando i migranti hanno preso d’assalto l’Eurotunnel. In realtà, la miccia che ha fatto scoccare tutto è stato lo sciopero degli euro-trasportatori in Francia, che ha creato code lunghissime e che ha permesso a dei migranti che si sono accumulati nei mesi precedenti a Calais di iniziare a cercare di entrare nei camion e di farsi trasportare verso l’Inghilterra. Allora, la cosa interessante che si scopre andando un po’ indietro nel tempo è che le pressioni migratorie verso Calais esistono da decenni: l’operazione, per esempio, che Cameron ha messo in piedi per contrastare questo fenomeno è stata attivata negli ultimi undici anni 95 volte, quindi non è un fenomeno nuovo, né è nuova l’intensità. Ieri 2.000 migranti; nell’ultimo mese e mezzo 450 trovati mentre cercavano di passare. Di solito ce ne sono una ventina al mese: è la pressione che cambia, non il fenomeno in sé. Che cosa abbia determinato questo fenomeno? Ovviamente il fatto che stiano arrivando sempre più migranti a Calais e quindi è chiaro che questo complica le cose.

D. – Sono i migranti che fanno parte di quel flusso delle rotte del Mediterraneo: chi sono? Da dove vengono? Perché vogliono raggiungere l’Inghilterra?

R. – È chiaro che le stime non possono essere precisissime, soprattutto perché è un fenomeno ancora recente e si stima soltanto chi viene preso. Però si sa che in buona parte sono etiopi, eritrei e sudanesi. Questi non corrispondono al flusso che di solito ci aspettiamo vada verso l’Inghilterra. Noi sappiamo che negli ultimi anni la gran parte dei migranti che arrivavano per cercare asilo era data da afgani e iracheni. In questo caso arrivano da Sud. Anche dalla Francia, con il problema di Ventimiglia con l’Italia - ci hanno chiuso le frontiere in deroga al Trattato di Schengen, anche se dicono non sia così - succede che migliaia di persone, arrivati in Italia, scavalchino il confine e cerchino di andare verso il Regno Unito, perché lì ci sono comunità storiche di diaspora sia eritree, sia etiopi, sia sudanesi, molto importanti. Per esempio quella sudanese è quella più grande d’Europa, quella etiope è la seconda dopo quella italiana. E quindi questi migranti cercano di non farsi bloccare mai in Italia, di non farsi trovare in Francia, come di non fare richiesta di asilo in questi due Paesi, ma di raggiungere il Regno Unito e cercare di arrivare lì.

D. – Cameron ha definito la situazione “preoccupante” e ha detto che il governo londinese lavora a stretto contatto con le autorità francesi. In realtà sembra che ci sia un rimpallo di responsabilità…

R. – Sì, è vero. La Francia ogni volta che negli ultimi mesi bloccava il flusso, arrestava i migranti e poi li lasciava liberi in buona parte. Questo perché le autorità francesi sanno benissimo che non è la Francia la destinataria ultima di questi migranti e non vuole farsene carico. Per il sistema di Dublino il Paese di primo ingresso di un migrante è quello che deve poi registrare la richiesta di asilo. E se non si riesce a capire da dove sia arrivato il migrante, il Paese in cui il migrante viene fermato dovrebbe registrare la richiesta di asilo. Quindi la Francia, così come ha fatto l’Italia l’anno scorso, li lascia liberi, non ne prende la richiesta, i migranti ovviamente sono d’accordo perché non vogliono fare richiesta in Francia – ciò li obbligherebbe a rimanere lì – e quindi in questa situazione è il Regno Unito che si ritrova una questione migratoria fortissima, con le autorità francesi ferme. Negli ultimi giorni pare che il ministro dell’Interno francese stia lavorando più a stretto contatto per cercare di capire insieme a Cameron se si possa velocizzare il rimpatrio forzato di queste persone, considerato che anche questa è una mossa in teoria illegale per i Trattati. Perché se si tratta davvero di eritrei, etiopi, sudanesi, queste persone in buona parte vedono le loro richieste di asilo accolte: questo vuol dire che in buona parte queste persone sarebbero davvero da accogliere.

anti cercano di non farsi beccare mai in Italia, di non farsi trovare in Francia, come di non fare richiesta di asilo in questi due Paesi, ma di raggiungere il Regno Unito e cercare di arrivare lì.

D. – Cameron ha definito la situazione “preoccupante” e ha detto che il governo londinese lavora a stretto contatto con le autorità francesi. In realtà sembra che ci sia un rimpallo di responsabilità…

R. – Sì, è vero. La Francia ogni volta che negli ultimi mesi bloccava il flusso, arrestava i migranti e poi li lasciava liberi in buona parte. Questo perché le autorità francesi sanno benissimo che non è la Francia la destinataria ultima di questi migranti e non vuole farsene carico. Per il sistema di Dublino - come sapete - il Paese di primo ingresso di un migrante è quello che deve poi registrare la richiesta di asilo. E se non si riesce a capire da dove sia arrivato il migrante, il Paese in cui il migrante viene catturato dovrebbe registrare la richiesta di asilo. Quindi la Francia, così come ha fatto l’Italia l’anno scorso, li lascia liberi, non ne prende la richiesta, i migranti ovviamente sono d’accordo perché non vogliono fare richiesta in Francia – ciò li obbligherebbe a rimanere lì – e quindi in questa situazione è il Regno Unito che si ritrova una questione migratoria fortissima, con le autorità francesi ferme. Negli ultimi giorni pare che il ministro degli Interni francese stia lavorando più a stretto contatto per cercare di capire insieme a Cameron se si possa velocizzare il rimpatrio forzato di queste persone, considerato che anche questa è una mossa in teoria illegale per i Trattati. Perché se si tratta davvero di eritrei, etiopi, sudanesi, queste persone in buona parte vedono le loro richieste di asilo accolte: questo vuol dire che in buona parte queste persone sarebbero davvero da accogliere.








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