2015-07-29 14:29:00

Campionato di Serie A: partite al via con l'inno di Giovanni Allevi


Precederà l’avvio di tutte la partite di calcio della Serie A quando le squadre saranno già schierate in campo e i tifosi saranno carichi di aspettative e tensione. Stiamo parlando dell’inno “O generosa” scritto e composto dal maestro Giovanni Allevi, un brano polifonico per coro a quattro voci e orchestra, con testo in latino e in inglese. “Ha ritmo contemporaneo, impostazione lirica e un carattere dirompente” racconta lo stesso Allevi al microfono di Gabriella Ceraso, spiegando come è arrivato a questa composizione:

R. – Sono stato molto orgoglioso di questa idea e quindi ho cercato di mettere in quelle note tutta la mia passione nei confronti della musica, pensando che l’energia – almeno così è nella mia speranza – sarebbe arrivata al cuore di tantissime persone.

D. – Quando glielo hanno detto ha pensato subito a cosa esprimere nello specifico?

R. – Lì per lì, quando me lo hanno detto, non ho avuto un'idea immediata, ho fatto in modo che fosse la musica a manifestarsi spontaneamente nella mia testa, e poi l’ho soltanto seguita. E quindi adesso c’è “O Generosa”, un madrigale per coro e orchestra.

D. – C'è un coro a quattro voci e c'è il fior fiore dei musicisti italiani. Nella musica, tradizione e innovazione: ci dice quali sono stati i suoi segreti?

R. – Il segreto è sempre quello: soltanto se comprendiamo in profondità la storia che abbiamo alle nostre spalle, abbiamo la possibilità di spingere i nostri orizzonti il più lontano possibile. Quindi sono andato ad affondare le mani, le dita, nella nostra tradizione vocale soprattutto del Cinquecento, inizio Seicento, quando il madrigale iniziava a manifestarsi come una forma libera. I miei miti sono sempre stati Claudio Monteverdi, Carlo Gesualdo da Venosa, Luca Marenzio: grandi madrigalisti italiani, non voglio certo rapportarmi a loro, ma ho guardato a loro come un esempio. E quindi ho pensato che poteva essere molto bello ed entusiasmante come viaggio artistico, scrivere usando un linguaggio che si avvicina a quelle atmosfere, ma al tempo stesso anche alle ritmiche della contemporaneità .E questo è il risultato.

D. - Non si può non pensare all’inno della Champions: anche lì c’è stato un compositore, Tony Britten nel 1992, che si è ispirato a Händel. Non bisogna avere paura quindi di portare anche a un pubblico come quello calcistico, la tradizione, in questo caso la tradizione musicale?

R. - L'esempio che fa è lampante: trovo di una bellezza straordinaria il fatto che le tifoserie abbiano completamente metabolizzato un linguaggio musicale che affonda le radici nella musica di Händel. Allora, probabilmente, noi dobbiamo iniziare a pensare alle tifoserie, anche alle masse - così non abbiamo questa paura delle masse - come a un insieme di individui che vivono la musica, che sono anche curiosi. Quindi non bisogna temere di rompere un po’ le regole soprattutto quando proponiamo qualcosa che affonda le radici nella nostra tradizione.

D. – Ma lei è stato particolarmente coraggioso, perché questo suo inno ha un testo che è in latino in parte, e che parla di “magnitudo”, cioè parla di forza, di dignità, di potenza, di eccellenza nel mondo sportivo. Perchè ha scelto questa lingua?

R. – Il latino e l’inglese sono le due lingue internazionali per eccellenza, una del passato e una del presente. Anzi, direbbe il dottor Franco Sanna che ha supervisionato il mio testo, il latino, per nulla lingua morta, è perfetto per esaltare ideali nobili, ideali di purezza. Io stesso mi sono accorto, utilizzandolo, che potevo sentire queste parole ancora più pregnanti: “O generosa magnitudo”, "o forza nobile". Volevo che il testo partisse proprio dalla invocazione di una forza, una forza nobile e pura che dovrebbe animare il vincitore di una competizione ma che possa anche trascendere l’ambito puramente agonistico e rivolgersi ad ogni aspetto dell’agire umano e quindi riguardasse ognuno di noi. Ognuno di noi può rivedere infatti, attraverso una competizione sportiva, la propria vita: il superamento dei problemi, l'incitamento alla vittoria e il confronto con la sconfitta.Insomma lo sport è una metafora della vita.

D. – E nel vincitore di cui parla il suo testo, un ruolo fondamentale lo gioca l’onestà. Lei fa anche riferimento all’astenersi dalla corruzione: può essere un augurio per il mondo calcistico, ma anche per l’umanità?

R. – Non mi sarei mai permesso di mettermi in cattedra per indicare una via corretta per l’agire umano. L'essere umano è imperfetto; ogni strato della società e del nostro essere è percorso dall’incertezza e dall’imperfezione. Io prima di tutto. Ma non per questo, come dice Kant, dobbiamo rinunciare a tendere verso un ideale, un ideale di purezza e di rettitudine che rappresenta la massima realizzazione di sé. E questo ideale diventa un principio che deve regolare le nostre azioni: quando accettiamo di farlo, come imperativo categorico, siamo raggiunti da una gioia incontenibile e inaspettata, perchè l'essere umano finalmente trova in questa purezza la sua realizzazione. Ci tenevo a dire che questo è l'impegno prima di tutto mio, però ho voluto raccontare questa dinamica kantiana anche all’interno del nostro inno.

D. – Che reazione si aspetta dallo stadio all’ascolto della sua opera?

R. – Quando sono uscito per le strade di Milano ieri, ho incontrato un gruppo di ragazzi che mi hanno accolto col sorriso. Uno di loro mi ha salutato dicendomi: "O generoso!", con una fierezza nello sguardo,come se già questa musica stesse iniziando a portare i suoi effetti. Mi piace pensare che la solarità, la magnificenza e le fierezza di questa musica, che derivano dal nostro Rinascimento e quindi dal passato, possano contagiare i cuori delle squadre in campo e dei tifosi sulle curve.

D.- Guardando il video della registrazione che lei ha fatto con il coro dell' Opera di Parma e l'Orchestra sinfonica italiana, sembra in realtà che già voi vi siate divertiti molto e che si sia già creata un'atmosfera di squadra e un clima di grande solarità. E' così?

R.- Sì, è così: è stato molto divertente e coinvolgente, sono stato molto contento di avere davanti grandi talenti che hanno onorato le mie note di passione e studio. Io ero sereno e loro hanno visto il mio sorriso...quindi questa avventura non poteva cominciare in modo migliore!

D. - Ma lei per quale squadra tifa?

R.- Io sono orginario di Ascoli Piceno e quindi non posso che essere legato con il cuore ai miei concittadini, alla mia piccola e stupenda città...quindi forza Ascoli!








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