2015-07-29 08:04:00

Nuove violenze in Turchia: agguati curdi e raid di Ankara


Dopo il sostegno della Nato all’azione della Turchia contro lo Stato islamico e il Pkk, si segnalano nuove violenze nel sud del Paese dove un militare è morto in un agguato e l’aviazione di Ankara ha condotto nuovi raid contro postazioni curde. Intanto arrivano conferme sull’intesa raggiunta tra governo turco e gli Usa per la creazione di una zona cuscinetto lungo il confine con la Siria. Il servizio di Marco Guerra

Ormai è guerra aperta nelle roccaforti del Pkk nel sud est della Turchia. Ieri nuovi raid dell’aviazione turca hanno martellato queste postazioni dopo che guerriglieri separatisti curdi avevano attaccato una pattuglia in ricognizione, ferendo diversi soldati, e dopo l’uccisione di un sergente turco colpito a brucia pelo mentre era in abiti civili. Lunedì a Mus un altro ufficiale dell'esercito è rimasto vittima di un attacco per il quale sono state arrestate 10 persone. Il presidente turco Erdogan mostra fermezza chiudendo il processo di pace con la minoranza curdi che aveva avviato lui stesso nel 2013 e chiede alla Nato di ''fare la sua parte'' nell'aiutare Ankara a gestire i problemi di sicurezza ai propri confini. Al vertice di Bruxelles di ieri l’Alleanza atlantica ha espresso piena solidarietà, ma dieci Paesi membri dell’organizzazione hanno poi esortato il governo turco a riprendere il dialogo con i curdi. E anche il partito di governo Akp ha detto che il processo di pace può continuare se i curdi abbandonano le armi. Infine un funzionario americano ha confermato che Usa e Turchia collaboreranno per liberare l'ultimo tratto del confine turco-siriano controllato dallo Stato islamico. Sullo scopo di questa iniziativa sentiamo l’esperta d’area Valeria Talbot:

R. – La Turchia ha dichiarato guerra al terrorismo sia esso di matrice islamista, sia esso di matrice curda. Quindi si assiste oggi a un cambio di strategia a un ruolo molto assertivo nel conflitto siriano. L’obiettivo della Turchia in Siria oggi è sì fermare lo Stato islamico e quindi, così facendo, si allinea alla coalizione a guida americana contro lo Stato islamico. Allo stesso tempo l’obiettivo di Ankara è quello di evitare un rafforzamento dei curdi siriani che rappresentano comunque una grandissima fonte di preoccupazione non soltanto per i presunti legami con il Pkk, ma per la prospettiva che potrebbero creare una autonomia e un’autonomia riconosciuta a livelli internazionale. Ricordiamo che da quando è stato proclamato lo Stato islamico, da quando è stata formata la coalizione a guida americana i curdi siriani sono stati più attivi sul campo nel fronteggiare lo Stato islamico, nel guadagnare posizioni. E quindi la Turchia teme un rafforzamento dei curdi.

D.  – Questo però potrebbe spaccare il fronte internazionale, la coalizione che invece aveva visto con favore l’emergere di queste forze curde che si sono opposte allo Stato islamico…

R.  – La Turchia, come hanno dichiarato gli Stati Uniti, comunque ha il diritto all’autodifesa, quindi la sicurezza nazionale della Turchia è una priorità non soltanto per Ankara ma anche per gli Stati Uniti. Ricordiamo che il Pkk è un’organizzazione terroristica riconosciuta in Turchia ma anche in Europa e negli Stati Uniti. Certo, queste azioni contro il Pkk mettono fine a quel processo di pace che era stato avviato dallo stesso Erdogan quando era primo ministro nel 2013. Processo di pace che voleva portare a una soluzione politica, a una soluzione pacifica dell’annosa questione curda e che in questi anni ha avuto diversi alti e bassi, diverse battute di arresto e non da ultima ha subito l’evoluzione delle dinamiche regionali e quindi nello specifico per la crisi siriana.

D. – Infatti, Erdogan comunque si aspetta il pieno appoggio da parte della Nato in questa azione di contrasto all’Is e al PKK…

R. – Senz’altro anche perché ricordiamo che, da mesi, gli Stati Uniti fanno pressing sul governo di Ankara perché si allinei alla posizione americana e Ankara è stata finora riluttante perché aveva condizioni ben precise da far valere nel negoziato con gli Stati Uniti e che sembra adesso essere riuscita in parte ad ottenere. La Turchia ha concesso la base di Incirlik per operazioni militari contro l’Is, in cambio avrebbe ottenuto la creazione di una zona di sicurezza chiamata “Isis free zone” per non allarmare Russia e Iran che sono i principali alleati del regime di Bashar al Assad, quindi un’area cuscinetto in territorio siriano che dovrebbe appunto proteggere una parte del lungo confine che la Turchia ha con la Siria e che dovrebbe consentire un ritorno dei rifugiati siriani. Dovrebbe evitare anche la creazione, respingendo l’Is, di una fascia curda nel Nord della Siria. Quindi il fattore curdo è senz’altro da tenere in considerazione ma in questo momento la Turchia sembra ed è senz’altro impegnata nella lotta contro l’Is.








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