2015-07-30 15:38:00

Scola: proposta per un'accoglienza degli immigrati che vinca la paura


“Un’accoglienza diffusa, fatta di piccoli gruppi, in ognuna delle 1107 parrocchie della Diocesi di Milano”. A promuovere questo modello di ricezione dei profughi sul territorio è stato ieri il card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano, durante la sua visita a “Casa Suraya”, centro di accoglienza profughi sorto nel giugno 2014 nel capoluogo lombardo per iniziativa della Caritas Ambrosiana e delle Suore della Riparazione. “I parroci parlino con i fedeli per superare paure comprensibili ma che non portano da nessuna parte” ha aggiunto il porporato. Ascoltiamolo, al microfono di Fabio Colagrande:

R. – Ci siamo resi conto che tanta paura per l’arrivo dei profughi, che può essere umanamente comprensibile, viene talora da una concentrazione eccessiva di persone in una struttura. Pensando alla capillarità delle nostre più di 1.100 parrocchie abbiamo visto che l’idea di distribuire in ognuna di esse quattro o cinque persone, mandando prima gli incaricati dei canali regionali della Caritas a spiegare al consiglio pastorale cosa significa questo - perché è importante - e mantenendo alla Caritas la responsabilità attraverso le sue cooperative di gestione, può essere davvero una soluzione positiva. Anche perché è un modo per far vedere che il problema dell’immigrazione - che non è più un’emergenza ma è e sarà sempre più strutturale - può diventare lentamente un fattore di educazione reciproca e un principio di civiltà sana. Vedo che talune parrocchie stanno già rispondendo. Penso che possa essere un modello da prendere in considerazione da parte di tutti.

D. – Fra i cittadini italiani, lo abbiamo visto nelle settimane scorse, c’è però molta paura nei confronti dell’arrivo di così tanti profughi soprattutto in un periodo di grave crisi economica. E’ una paura giustificata?

R. – La paura per un verso è sempre giustificata perché nasce da un disagio obiettivo. E’ evidente che allargare le braccia per tanti anni, soprattutto come Chiesa, come buon samaritano, a tutta questa gente che passa calvari terribili per arrivare qui - come ho potuto sentire a Casa Suraya - è un’attività che scomoda, mette in gioco, domanda qualcosa di diverso, di più, domanda a noi cristiani quella condivisione del bisogno che Gesù ci ha sempre insegnato. Quanto al fatto che questo appesantisca i problemi strutturali di fatica e difficoltà che stiamo attraversando in questo tempo di grande cambiamento, lì bisogna che gli uomini delle istituzioni, che hanno una funzione di guida nei corpi intermedi, spieghino bene che ci sono aspetti che vanno valutati oggettivamente. Per esempio, gli esperti dicono che non è vero che un’accoglienza fatta bene sottragga lavoro ai nostri. Certo, in un tempo di fatica e disagio fare spazio a questi fratelli e sorelle che sono nel bisogno implica sacrifici, questo è vero. Però io credo che non soltanto noi cristiani ma tutti i cittadini seri e spalancati al senso della solidarietà e della comunità non possano non farsi carico di situazioni che hanno implicato e implicano tragedie  terribili.

D. – Eminenza, lei ieri ha appoggiato anche la proposta di corridoi umanitari per i richiedenti asilo, per evitare le stragi che continuano in questi mesi…

R. – Esatto. Evidentemente mi rendo conto che ci sono componenti tecniche non facili per realizzare un tipo di strumento di questo genere che è riferito a coloro che hanno diritto all’asilo. Io credo che, se anche all’apparenza può sembrare una soluzione di “lusso”, forse, meditandoci bene può essere una delle indicazioni più sagge. Certo, questo domanda che l’Europa faccia un salto di qualità e questo è il nostro grande problema: cioè, tutto questo ci conduce a dire che l’Europa deve ritrovare quel senso potente della comunione delle culture, delle esperienze, con cui i nostri grandi padri fondatori hanno cominciato questo progetto. E’ vero: anche loro, hanno cominciato dal carbone  e dall’acciaio, perché si deve cominciare dalle cose concrete. Però poi bisogna animarle dall’interno con un’offerta di senso, di significato e di direzione di cammino di cui tutti i cittadini europei hanno bisogno.

 








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