2015-08-02 09:54:00

Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi: riflessione su anno verità


Un cammino pluriennale per riflettere sui grandi temi della fede da vivere oggi. A proporlo è la diocesi di Oppido Mamertina-Palmi, in Calabria, che - dopo l’Anno della Fede indetto dal Papa emerito Benedetto XVI per il 2012-2013 - ha vissuto un anno dedicato alla carità. Quest’anno i fedeli stanno riflettendo sulla verità e il prossimo anno sarà dedicato all’unità. Catechesi, iniziative solidali e proposte culturali sono gli strumenti che stanno indirizzando i credenti ad un approccio più consapevole e maturo con la realtà di oggi. Al microfono di Tiziana Campisi il vescovo di Oppido Mamertina-Palmi, mons. Francesco Milito, spiega come stia vivendo la sua diocesi quest’anno dedicato alla verità:

R. – È il secondo anno di un trittico che abbiamo iniziato l’anno scorso con l’anno della carità. Quest’anno è l’anno della verità e il prossimo sarà l’anno dell’unità. Carità, verità e unità intendono essere parole chiavi che ci ricordano come, a fondamento del nostro essere e agire, c’è la Santissima Trinità, perché Dio Padre è amore, Dio Figlio è verità, lo Spirito è unità. Tutto questo cammina nell’ottica della nuova evangelizzazione.

D. – I fedeli come hanno accolto questa proposta?

R. – L’hanno accolta molto bene, perché questa è una diocesi nella quale la carità, sotto diverse forme, è molto viva e la si realizza con dei gesti concreti. Anche noi abbiamo tanti immigrati - soprattutto per quanto riguarda Rosarno, la cosiddetta e famosa tendopoli - ed è un gioiello di carità quello che si fa da parte della comunità e della stessa diocesi. Nell’anno della verità, si pone l’accento sulla comunicazione, ribadendo che non si tratta tanto di una ricerca di ideologie e di percorsi filosofici, ma la verità è l’incontro con una persona, che è Gesù Cristo.

D. – Lei ha accennato alla realtà sociale della sua diocesi: può descriverla?

R. – È una diocesi molto complessa e anche vasta, al cui centro c’è la piana di Gioia Tauro, che comprende diversi paesi e comuni. Ed è una diocesi che per avere snodi internazionali - come il porto di Gioia Tauro - è anche una realtà umana abbastanza delicata e difficile. A noi non piace dire che è una diocesi in cui la ’ndrangheta e la mafia fanno tutto, ma non si può negare che c’è una grossa influenza e quindi questo condiziona non poco. Tutto ciò significa, per quanto riguarda la Chiesa, educare l’uomo - la sua coscienza - a dare il primato sempre a Dio e non ad altro e a far sì che tutto ciò che si compie abbia come punto di riferimento la verità sull’uomo, la carità di Dio, non altre forme. In questa zona, in molte diocesi non si vivono con minore preoccupazione i problemi della disoccupazione, del lavoro e di tutto ciò che comporta il momento difficile della crisi che stiamo attraversando in Italia e nel mondo.

D. – Quali sono le necessità maggiori nella sua diocesi?

R. – Sotto il profilo spirituale educare sempre più le coscienze ad avere il senso e il primato di Dio, perché ispiri tutto ciò che si compie e si fa, nella Chiesa e anche nella società: questo è un punto fondamentale. A livello concreto, essere aperti ai bisogni dell’altro, quindi tener conto di tutte le diverse emergenze che vengono di volta in volta in evidenza. Queste emergenze prendono un volto diverso a seconda dei luoghi, a seconda dei posti. E oggi quella che è la “nuova povertà” - che si esprime in tanti modi - anche qui non è che sia assente. Poi ci sono le realtà particolari che hanno bisogno di essere molto seguite, avendo in prima linea soprattutto l’interesse per i giovani, per il mondo del lavoro, per il mondo che si costruisce cercando di creare condizioni veramente umane per tutti.

D. – Con l’anno della verità qual è il messaggio specifico che si vuole dare ai fedeli?

R. – Che l’uomo, per sua natura, è portato a vivere nella luce e ad andare verso la luce, altrimenti si brancola nelle tenebre. E se ci si incontra con Gesù Cristo - che è via, verità e vita - ci si incontra con questa luce e dunque si vive nell’autenticità. Tutto questo esige che si abbia solo il Signore come punto di riferimento, anche in confronto alle realtà che il Signore non sono e che vorrebbero esserlo, e per superare questa difficoltà e avere la luce dall’alto che permette di comprendere ogni realtà, perché Cristo è verità che rende liberi e che quindi permette di vivere nell’autenticità la propria esistenza.








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