2015-08-03 13:41:00

Immigrati nell'Eurotunnel. Perego: pugno di ferro è debolezza


Prosegue l’emergenza a Calais, in Francia, dove nella notte sono stati respinti 1700 migranti che tentavano di introdursi nell’Eurotunnel verso la Gran Bretagna. Si calcola, infatti, che circa il 70% dei censiti nel porto sul versante francese della Manica, dall’inizio della crisi, sia ormai in viaggio verso il Regno Unito. E mentre i ministri degli Interni francese e britannico hanno lanciato un appello congiunto all’Europa affinché “affronti il problema alla radice”, il governo inglese propone una norma che consentirebbe di cacciare i richiedenti asilo la cui domanda dovesse essere respinta, anche senza sentenza della magistratura. Dopo Ventimiglia, Calais è “un altro esempio che dimostra la necessità della solidarietà e della responsabilità nel modo di gestire l’immigrazione”, ha commentato il commissario europeo all’Immigrazione e agli Affari interni. Roberta Barbi ha chiesto a mons. Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, come l’Europa possa davvero affrontare la questione migranti:

R. – Ripensando certamente il Trattato di Dublino applicato alla situazione europea, permettendo maggiormente ai rifugiati richiedenti asilo di muoversi all’interno del contesto europeo, delle diverse nazioni europee; la seconda condizione è che ogni Paese dell’Europa possa farsi carico di una quota di richiedenti asilo e di rifugiati e non soltanto 5 dei 28 Paesi europei. C’è, poi, il problema di attrezzare anche alcune aeree ai confini, in modo tale che ci sia la possibilità che queste persone non vivano all’addiaccio, come invece sta succedendo sia a Ventimiglia che a Calais.

D. – I ministri degli Interni di Gran Bretagna e Francia – due Paesi che hanno rispettivamente promesso di non accogliere immigrati e ne hanno bloccati centinaia alla frontiera – hanno lanciato un appello all’Europa, affinché si occupi del problema degli immigrati…

R. – Credo che - giustamente per certi versi - la Francia e l’Inghilterra stiano facendo il pugno di ferro per l’accoglienza, perché occorre dire che sia la Francia - con oltre 250 mila rifugiati accolti, sia l’Inghilterra con oltre 300 mila - sono certamente nel contesto europeo, insieme alla Germania, i Paesi che hanno fatto una maggiore accoglienza. Questo pugno di ferro, probabilmente, è perché anche gli altri Paesi, che attualmente, invece, non hanno accolto o non accolgono richiedenti asilo e rifugiati, possano muoversi nella stessa logica europea. Questa situazione dimostra - da una parte - la debolezza dell’Europa sul piano della solidarietà e della tutela di un diritto fondamentale che è il diritto di asilo, ma - dall’altra - anche come sostanzialmente occorre fare in modo che ogni Paese si attrezzi con dei piani di accoglienza.

D. – Perché, però, si parla di immigrati sempre come un problema e mai come una opportunità?

R. – Perché si sottolineano maggiormente i costi di questa prima accoglienza e non si sottolinea, invece, il valore aggiunto che queste persone – soprattutto persone preparate o che hanno anche una storia politica significativa alle spalle – possono dare sui tempi lunghi. La seconda ragione è perché purtroppo, in questo periodo la crescita di nazionalismi, dal punto di vista politico, sta indebolendo le formazioni politiche più democratiche e più aperte alla tutela dei diritti che temono di perdere consenso politico alle prossime elezioni.

D. – Spesso si fa distinzione tra chi fugge da una guerra e chi arriva in Europa per cercare lavoro, ma si tratta comunque di persone fragili…

R. – La distinzione è importante, però occorre anche considerare che tante volte le due dinamiche – economiche e forzate – si frammischiano. I Paesi che oggi sono in movimento e dai quali oggi provengono le persone che stanno raggiungendo l’Europa sono Paesi che tante volte non hanno una guerra, ma certamente hanno una dittatura o violenze molto forti o un'instabilità politica o il terrorismo, che genera un forte movimento di persone.

D. – Dopo gli ultimi fatti la Chiesa anglicana ha attaccato la linea dura del governo britannico e dei media, colpevoli di dare un'immagine troppo negativa della figura dell’immigrato…

R. – Oggi, soprattutto alcuni movimenti politici e alcune forze di informazione, stanno esagerando una lettura negativa della migrazione e stanno accrescendo certamente le paure che poi fanno coniugare il tema dell’immigrazione con il tema del terrorismo.

D. – La Chiesa parla spesso di gettare ponti tra le persone. Perché, secondo lei, invece, nel mondo vengono costruite sempre più barriere?

R. – Perché si pensa che la difesa e il chiudersi sia uno strumento di tutela. In realtà sia dal punto di vista economico che da un punto di vista sociale sono le relazioni, i legami, la costruzione di incontri e di ponti – come ripete frequentemente il Papa – gli strumenti che effettivamente fanno crescere e sviluppare non solo un Paese, ma anche una società più allargata.

D. – Chi parla di accoglienza viene spesso accusato di buonismo…

R. – Credo che sia la non accoglienza che tante volte, invece, rischia di generare buonismo. Tante volte si accusa di buonismo chi accoglie, in realtà il buonista spesso è chi non ha una prospettiva politica di accoglienza.








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