Papa Francesco ha ripreso oggi, dopo la pausa estiva, l’udienza generale in Aula Paolo VI, continuando la sua riflessione sulla famiglia. Dopo aver parlato, l’ultima volta, delle famiglie ferite a causa dalla incomprensione dei coniugi, oggi si è soffermato su un’altra realtà: "come prenderci cura di coloro che, in seguito all’irreversibile fallimento del loro legame matrimoniale, hanno intrapreso una nuova unione”. "Non sono scomunicati, come alcuni pensano" - ha detto - ma "fanno sempre parte della Chiesa".
Discernere bene le situazioni
“La Chiesa – ha detto - sa bene che una tale situazione
contraddice il Sacramento cristiano. Tuttavia il suo sguardo di maestra attinge sempre
da un cuore di madre; un cuore che, animato dallo Spirito Santo, cerca sempre il bene
e la salvezza delle persone. Ecco perché sente il dovere, «per amore della verità»,
di «ben discernere le situazioni». Così si esprimeva san Giovanni Paolo II, nell’Esortazione
apostolica Familiaris consortio (n. 84), portando ad esempio la differenza tra chi
ha subito la separazione rispetto a chi l’ha provocata. Si deve fare questo discernimento”.
Non aggiungere altri pesi
“Se poi guardiamo anche questi nuovi legami con gli
occhi dei figli piccoli, i piccoli guardano, con gli occhi dei bambini, vediamo ancora
di più l’urgenza di sviluppare nelle nostre comunità un’accoglienza reale verso le
persone che vivono tali situazioni. Per questo è importante che lo stile della comunità,
il suo linguaggio, i suoi atteggiamenti, siano sempre attenti alle persone, a partire
dai piccoli. Loro sono quelli che soffrono di più queste situazioni. Del resto, come
potremmo raccomandare a questi genitori di fare di tutto per educare i figli alla
vita cristiana, dando loro l’esempio di una fede convinta e praticata, se li tenessimo
a distanza dalla vita della comunità? Come se fossero scomunicati … Si deve fare in
modo di non aggiungere altri pesi oltre a quelli che i figli, in queste situazioni,
già si trovano a dover portare! Purtroppo, il numero di questi bambini e ragazzi è
davvero grande. E’ importante che essi sentano la Chiesa come madre attenta a tutti,
sempre disposta all’ascolto e all’incontro”.
Divorziati risposati non sono affatto scomunicati
“In questi decenni, in verità, la Chiesa non è stata
né insensibile né pigra. Grazie all’approfondimento compiuto dai Pastori, guidato
e confermato dai miei Predecessori, è molto cresciuta la consapevolezza che è necessaria
una fraterna e attenta accoglienza, nell’amore e nella verità, verso i battezzati
che hanno stabilito una nuova convivenza dopo il fallimento del matrimonio sacramentale;
in effetti, queste persone non sono affatto scomunicate, non sono scomunicate, e non
vanno assolutamente trattate come tali: esse fanno sempre parte della Chiesa”.
Benedetto XVI: non esistono semplici ricette
“Papa Benedetto XVI è intervenuto su tale questione,
sollecitando un attento discernimento e un sapiente accompagnamento pastorale, sapendo
che non esistono «semplici ricette» (Discorso al VII Incontro Mondiale delle Famiglie,
Milano, 2 giugno 2012, risposta n. 5)”.
Incoraggiare risposati a vivere appartenenza alla Chiesa
“Di qui il ripetuto invito dei Pastori a manifestare
apertamente e coerentemente la disponibilità della comunità ad accoglierli e a incoraggiarli,
perché vivano e sviluppino sempre più la loro appartenenza a Cristo e alla Chiesa
con la preghiera, con l’ascolto della Parola di Dio, con la frequenza alla liturgia,
con l’educazione cristiana dei figli, con la carità e il servizio ai poveri, con l’impegno
per la giustizia e la pace”.
Niente porte chiuse!
“L’icona biblica del Buon Pastore (Gv 10,11-18) riassume
la missione che Gesù ha ricevuto dal Padre: quella di dare la vita per le pecore.
Tale atteggiamento è un modello anche per la Chiesa, che accoglie i suoi figli come
una madre che dona la sua vita per loro. «La Chiesa è chiamata ad essere sempre la
casa aperta del Padre […] Niente porte chiuse! Tutti possono partecipare in qualche
modo alla vita ecclesiale, tutti possono far parte della comunità. La Chiesa […] è
la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa» (Esort. ap.
Evangelii gaudium, n. 47)”.
Prendersi cura delle famiglie ferite
“Allo stesso modo tutti i cristiani sono chiamati
a imitare il Buon Pastore. Soprattutto le famiglie cristiane possono collaborare con
Lui prendendosi cura delle famiglie ferite, accompagnandole nella vita di fede della
comunità. Ciascuno faccia la sua parte nell’assumere l’atteggiamento del Buon Pastore,
il quale conosce ognuna delle sue pecore e nessuna esclude dal suo infinito amore!”.
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