2015-08-13 08:44:00

La Cina svaluta lo yuan. L'Europa brucia 227 miliardi di euro


Rimaniamo in Cina. Lo yuan è in ribasso per il terzo giorno consecutivo. La Banca Centrale Cinese, che guida la più imponente svalutazione degli ultimi 20 anni, ribadisce che lascerà decidere al mercato il tasso di cambio della valuta, ieri dopo il taglio del 2% della banda di oscillazione dello yuan rispetto al dollaro, il differenziale è stato abbassato di un altro 1,6%. Bruciati in Europa 227 miliardi di Euro. Sugli effetti della svalutazione cinese, Giancarlo La Vella ha intervistato Luigi Campiglio, docente di economia politica all’Università Cattolica di Milano:

R. – L’effetto della svalutazione in sé non è così rilevante; tuttavia i mercati – correttamente – hanno interpretato questo sconto come un segnale delle difficoltà dell’economia cinese, non tanto per il diminuire del tasso di crescita, che è in diminuzione da almeno tre-quattro anni, ma per il superamento di una situazione che è obiettivamente di squilibrio, legata per analogia a quella degli Stati Uniti: cioè, l’esplosione di una bolla immobiliare che si è accompagnata a un’attività speculativa soprattutto e spesso da parte dei cinesi. E questo, in un momento in cui l’economia rallenta, crea un inevitabile squilibrio tra chi è debitore e chi è creditore.

D. – Di solito, chi svaluta cerca di trarre beneficio dall’aumento delle esportazioni: i propri prodotti costano meno all’estero…

R. – Questo sicuramente sarà comunque un beneficio per la Cina, perché migliorerà la posizione degli scambi con l’estero che recentemente, anche quella, in aggiunta alla diminuzione del tasso di crescita, è diventata problematica, per così dire. Però, ciò che spaventa i mercati – quello europeo in particolare – è il fatto che è vero che la Cina esporta più facilmente, ma le importazioni, al contrario, sono frenate.








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