2015-08-14 14:30:00

Congo: appello Chiesa all'unità contro discriminazioni etniche


Lavorare insieme all’unità, sradicando il germe della divisione: questo il mandato affidato ai fedeli da mons. Placide Lubamba, vescovo di Kasongo, nella Repubblica democratica del Congo. In un messaggio pastorale diffuso in questi giorni, il presule ricorda che “la Chiesa-famiglia di Dio a Kasongo non è un insieme di entità tribali, né una Ong, tanto meno un raggruppamento di villaggi”. Di qui, l’invito a “sacerdoti, consacrati e fedeli laici ad annunciare il Vangelo in tutte le parrocchie diocesane, qualunque sia la loro origine culturale od etnica”. Tutto questo, naturalmente, continua mons. Lubamba, comporta “un cambiamento di mentalità da parte di ciascuno”.

Lottare contro il rancore e l’odio. Siamo tutti figli dello stesso Padre
“Noi siamo tutti figli dello stesso Padre – sottolinea il vescovo di Kasongo – salvati dal sangue di Cristo e, come dice Papa Francesco, le considerazioni tribali ed etniche discriminatorie sono la negazione stessa del Vangelo”. Quindi, il presule esorta i fedeli ad essere testimoni dell’amore di Dio, vivendolo innanzitutto all’interno delle comunità. “Per testimoniare insieme questo amore di Dio – aggiunge mons. Lubamba – siamo tutti chiamati costantemente alla conversione”, affinché “le differenze diventino un arricchimento reciproco” e non, “come spesso accade, causa di divisioni, o di odio in seno alle famiglie, ai movimenti o persino tra le opere apostoliche”. “Lottiamo – esorta ancora il presule - contro il rancore, l’odio, la gelosia, la connivenza nel male e l’assenza di perdono che non cessa di indebolirci”.

Alla fine, saremo giudicati sulla nostra disponibilità ad amare e perdonare
Quindi, mons. Lubamba esorta i fedeli a “riconciliarsi con Dio e con i fratelli”, perché “anche se non è facile perdonare, tuttavia attraverso la preghiera Dio ci dona la forza e la grazia necessarie per vivere un vero perdono che rappacifica i cuori”. A tal proposito, il presule fa un’ampia riflessione sul Giubileo straordinario della Misericordia, indetto da Papa Francesco, e che si aprirà il prossimo 8 dicembre: “Dio è misericordia e, come Lui, noi dobbiamo essere misericordiosi – sottolinea il vescovo congolese – perché alla fine “saremo giudicati unicamente sulla nostra disponibilità interiore ad amare ed a perdonare”.

La misericordia trasforma il cuore e la vita
“L’esercizio della misericordia – aggiunge il vescovo di Kasongo – è l’unico mezzo a nostra disposizione per collaborare alla nostra salvezza. Mostrandosi misericordioso, il Signore cerca di trasformare il cuore” dei fedeli, “rendendoli a loro volta misericordiosi nei confronti degli altri”, perché “fare esperienza della misericordia di Dio nel sacramento della penitenza, trasforma il cuore e la vita” e “conduce alla necessità di una conversione profonda”.

Pregare per le vocazioni. Appello all’auto-sostentamento della Chiesa
Nel suo messaggio, inoltre, il presule congolese chiede di pregare per le vocazioni sacerdotali e religiose, di cui la Chiesa ha bisogno, “uomini e donne appassionati di Cristo, interamente donati all’annuncio del Vangelo, che si lascino trasformare dal Signore e partecipino alla sua opera di liberazione”. Non solo: il vescovo esorta la diocesi all’auto-sostentamento economico, ribadendo che  “la Chiesa-Famiglia di Dio deve lentamente, ma sicuramente, lanciarsi sul cammino dell’autonomia finanziaria, per assicurare la sua missione evangelizzatrice. Non possiamo più rimanere ad aspettare gli aiuti esterni, ma cominciamo a contare sulle nostre forze, pur senza respingere le donazioni che manifestano la solidarietà ecclesiale”. Di qui, l’esortazione ai fedeli ad essere generosi con la diocesi, ma anche l’appello ai sacerdoti affinché gestiscano con trasparenza i fondi ricevuti.

L’unità, elemento basilare della pace e dello sviluppo
​Infine, il vescovo di Kasongo invita a pregare per l’unità della nazione, elemento basilare “della pace, dello sviluppo, del progresso e della felicità”, con l’auspicio che il Signore rafforzi “i legami di comunione e di fraternità” tra i fedeli, affinché essi siano “veri artigiani della pace e costruttori dell’amore nel Paese e nel mondo”. (A cura di Isabella Piro)








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