2015-08-14 13:53:00

Demolizioni di croci in Cina. Padre Ticozzi: la Chiesa è unita


Hong Kong risponde all’appello urgente del suo arcivescovo il card. John Tong, col digiuno e una Messa, celebrata questa sera nella chiesa di St. Andrew. Ieri il porporato, di fronte alla demolizione illegale di migliaia di croci di chiese cattoliche e protestanti nella provincia di Zhejiang, ha chiesto al governo di aprire un’indagine e alle comunità del Paese di pregare e digiunare per la libertà religiosa e il rispetto della dignità di migliaia di fedeli. Un’iniziativa che i missionari del Pime ad Hong Kong hanno caldeggiato e condividono, come spiega uno di loro, padre Sergio Ticozzi raggiunto telefonicamente da Gabriella Ceraso:

R. – L’abbiamo presa molto bene, anzi l’abbiamo sollecitata, per esprimere questa solidarietà fra la Chiesa di Hong Kong e la Chiesa in Cina, soprattutto la Chiesa di Guangzhou e del Zhejiang, che sta soffrendo questa campagna di persecuzione, che vede le croci e le chiese demolite senza un motivo serio. Anche se a volte sono state demolite costruite illegalmente, cioè senza tenere presente le regole del Governo, c’è il dato di fatto che le autorità cinesi hanno paura del segno visibile, troppo visibile, della religione nella loro società, e soprattutto della croce cristiana, come segno di presenza di un valore spirituale, che per loro non è un valore socialista.

D. – Nell’appello del card. Tong c’è scritto: “Come cristiani dobbiamo seguire Cristo, ciò richiede di portare la croce insieme con Gesù”…

R. – Per noi la croce deve essere parte integrante della nostra fede e chi ha paura della croce ha capito ben poco del significato vero della nostra fede cristiana.

D. – Il porporato ha chiesto a tutti i fedeli, quindi anche a voi, di scegliere una forma di penitenza e di pregare in maniera speciale per la libertà religiosa. Questa cosa come la vivete?

R. – Soprattutto con la Messa in posti diversi, per esprimere il nostro essere uniti a questi confratelli. Fa molto pena sentire la loro impossibilità di lavorare come vorrebbero, ed è bello vedere che sono pronti a seguire Cristo fino alla fine e ad offrire anche la vita per la propria fede. E’ un segno che la fede è veramente viva.  

D. – E’ passato un anno dalla visita del Papa in Corea, cosa è rimasto da allora?

R. – Qui in Hong Kong tanta gioventù vuole seguire il Papa, apprezza il suo modo di fare, soprattutto verso i poveri, verso gli umili, verso gli ultimi. Lo vedono semplice, infatti, lo vedono come uno di loro. Anche loro si sentono umili e poveri, si sentono toccati da questo atteggiamento paterno di Papa Francesco.








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