2015-08-17 14:43:00

Brasile: tornano in piazza i manifestanti anti-Roussef


Nuova ondata di proteste in Brasile, a quattro mesi dalle ultime manifestazioni. Centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza ieri in diverse città del Paese, chiedendo le dimissioni della presidente, Dilma Roussef, accusata di non fare abbastanza contro la corruzione che ha scosso il paese dall’inizio del 2015, quando la magistratura avviò le indagini contro decine di esponenti del Partito dei Lavoratori, al governo, con l'accusa di aver ricevuto tangenti e favori dall'azienda petrolifera nazionale Petrobras. A contribuire al malcontento anche le politiche di austerità, un'inflazione che tocca il 10% e un drastico arresto della crescita economica. Una parte del Paese continua comunque a sostenere Roussef, come spiega Simona Bottoni, ricercatrice dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica, al microfono di Giacomo Zandonini:

R. – Queste manifestazioni, che sono state anche molto partecipate, hanno avuto una certa eco anche in Europa. Sostanzialmente, quella del 16 agosto è stata organizzata dal partito di Aécio Neves, che è il principale oppositore al governo attuale di Dilma Rousseff a guida del Pt (Partido de los Trabajadores), nonché leader del partito di destra brasiliano, il Psdb. E hanno avuto in effetti una grande partecipazione. Chi manifesta oggi è proprio chi ha paradossalmente beneficiato di più delle politiche di sviluppo e di integrazione sociale e, direi, distribuzione della ricchezza, operate proprio dal Partido de los Trabajadores negli ultimi 12 anni, quindi prima con Lula e adesso con la presidente Rousseff. Questa nuova classe media oggi chiede di più. Ovvero cosa dice? Vogliamo servizi migliori, meno politiche di inclusione sociale e di solidarietà a nostro vantaggio. E’ un po’ paradossale, ma è così. Bisogna anche dire che questa manifestazione del 16 agosto è stata preceduta da un’altra manifestazione, che c’è stata il 12 agosto, che non ha avuto praticamente nessuna eco anche sui media brasiliani, che è stata quella organizzata dalle donne brasiliane – la "marcia delle margherite" – proprio a favore della presidente Rousseff. E’ vero, quindi, che questo governo forse è il meno popolare degli ultimi quattro governi a guida Pt, però è anche vero che è un governo molto sostenuto dall’altra faccia del Brasile, cioè da quella che dà il merito a questo governo di aver portato il Brasile fuori, per esempio, dalla fame diffusa e di aver portato nella classe media circa 48 milioni di brasiliani.

D. – Il tema della corruzione è al centro delle proteste. Si può dire che il governo di Rousseff abbia fatto abbastanza per contrastare episodi di corruzione di cui sono stati protagonisti anche elementi di spicco del Partito dei Lavoratori…

R. – Sono avvenute cose molto gravi, questo sì, però bisogna dire che il presidente ha con molta fermezza tenuto un pugno duro nei confronti di queste situazioni, tanto che uno degli esponenti del Pt, che è stato uno dei principali attori di tutta questa querelle – perché addirittura ha sostenuto che attraverso dei fondi neri della Petrobras venivano finanziate le campagne elettorali del Pt – è andato in galera e sono stati cambiati quasi tutti i vertici della Petrobras.

D. – Questo si inserisce in un quadro a livello economico abbastanza preoccupante per il Brasile. Chi è che sta pagando questo momento di crescita dell'inflazione e che prospettive ci sono?

R. – Lo stanno pagando le piccole e medie imprese brasiliane, che hanno anche un grosso peso nell’economia brasiliana. Anche la recente svalutazione dello yuan non aiuta. Quindi, è una situazione economica veramente complessa al momento, che però non dipende esclusivamente dalle politiche del governo. Il governo di Dilma Rousseff con questo nuovo ministro delle Finanze, Joaquim Levy, sta affrontando soprattutto il problema della disciplina fiscale e vuole appunto risistemare anche gli equilibri interni dell’economia brasiliana, perché c’è un’evasione molto alta. E poi il Brasile sta molto puntando, ovviamente, sull’effetto Olimpiadi, che nel prossimo anno potrebbe essere un volano che può far ripartire questa economia, che obiettivamente è in grossa difficoltà, se pensiamo che all’interno dei Paesi "Brics" il Brasile è quello che sta crescendo di meno.

D. – Queste manifestazioni di piazza potrebbero anche influire in qualche modo sulla stabilità, sulla tenuta del governo?

R. – La base del partito dei lavoratori è molto forte. Dietro Dilma e all’ombra di Dilma c’è sempre l’ex presidente Lula, che la sostiene in ogni momento. Il problema dell’impeachment, quindi, non credo si possa sostanziare. Sicuramente, sarà un problema quando ci saranno le prossime elezioni – perché già queste ultime elezioni sono state vinte dalla Rousseff con un margine molto ristretto – e, ovviamente, politiche che non saranno molto gradite alla sua opposizione attuale potrebbero poi rivelarsi, in sede elettorale, un problema.








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