2015-08-18 10:11:00

Tendopoli di S. Gabriele. Giovani riflettono sulla famiglia


Al via da oggi, fino al 22 agosto, la 35.ma Tendopoli di San Gabriele dell'Addolorata, dove centinaia di giovani da tutta Italia s’incontreranno al Santuario ai piedi del Gran Sasso, in provincia di Teramo, per riflettere sulla bellezza e il valore della coppia e sui pericoli che la minacciano. L’incontro, promosso dai Padri Passionisti, sarà incentrato sul tema “La famiglia tenda di Dio”. Maria Caterina Bombarda ne ha parlato con padre Francesco Cordeschi, ideatore e anima dell’evento:

R. – Dei due pellegrinaggi che facciamo ogni anno, uno lo facciamo da Morrovalle a Loreto, perché Morrovalle è il luogo dove San Gabriele ha fatto il noviziato, e un altro lo facciamo da Teramo a San Gabriele. Abbiamo avuto una partecipazione immensa di persone, specialmente a quello di Teramo-San Gabriele. Ormai è una tradizione. Migliaia di persone hanno partecipato ed è stata una cosa veramente bella e interessantissima, di notte, vissuta con molto raccoglimento e molta preghiera. Nella tendopoli oggi è una bellissima giornata, ieri pioveva, diluviava. Stiamo con gli occhi rivolti al cielo. Da un punto di vista metereologico, quindi, confidiamo nel Signore. Per quanto riguarda invece la percezione dei giovani, abbiamo una prenotazione di ragazzi che è maggiore di quella degli altri anni. Siamo, quindi, ottimisti anche per il numero dei partecipanti alla tendopoli di quest’anno.

D. – San Gabriele è invocato in tutto il mondo come il Santo dei miracoli. Che cosa dice ai giovani di oggi la sua figura?

R. – Dice che c’è qualcosa che va oltre e va oltre quando uno si pone in una dimensione che io chiamo “umana”, quando fa i conti con la sua umanità. Quando un giovane, infatti, o un uomo in genere, si pone dinanzi alla sua umanità, alla verità del suo essere uomo, percepisce che non è padrone della sua vita, che non può far tutto, percepisce i suoi limiti, e allora si rivolge naturalmente al Signore. San Gabriele si rivolge a Dio, quindi. San Gabriele è uno di quelli che – come tanti giovani – arrivato a 18 anni, con le sue belle speranze, promesse, attese, ha deciso: “Voglio dare la mia vita al Signore”. E in lui c’è quella frase: “Se io avessi continuato una certa vita, probabilmente non avrei avuto la gioia che ho adesso”.  Anzi, aggiungeva: “La gioia che provo qua dentro è indicibile”. E poi: “Se le persone fuori sapessero quanto è bello stare dentro un convento, romperebbero i muri pur di entrare”. Quindi, per i giovani credo che sia l’icona di qualcosa che desiderano, ma che fanno fatica oggi a vedere. Si proiettano in questo Santo, quindi, e cercano in tutti i modi di imitarlo, chi ci riesce.

D. – Il tema scelto quest’anno è “La famiglia tenda di Dio”. Quali sono, secondo lei, le attese dei giovani su questo tema?

R. – Il tema è molto attuale, come si può ben capire. I giovani hanno la nostalgia di una famiglia. Molti giovani, infatti, che noi conosciamo ormai, vengono da famiglie che hanno delle problematiche. Il desiderio, dunque, di avere una famiglia dove le certezze possano ritrovarsi è il loro anelito. Sognano un luogo di stabilità, dove la verità che sentono nel cuore si possa collocare. Finora per noi era la famiglia, questa famiglia istituzionalizzata. Era un punto fermo. Oggi gli manca. Per loro la famiglia è un sogno, un desiderio di qualcosa di continuativo, dove possano giocarci la vita, dove possano fidarsi per sempre di qualcosa o di qualcuno – di una donna, quindi, di un uomo – per vivere il loro futuro.

D. – Ha un messaggio finale da dire ai tanti ragazzi e ragazze che domani parteciperanno alla tendopoli? 

R. – Sì, quello che io voglio dire con tutto il cuore a questi ragazzi che verranno, che stanno venendo, è che il sogno è possibile, che la speranza è reale. E vorrei ripetere a loro le parole che diceva Mosè a Giosuè, che era un giovane, quando era abbastanza anziano e aveva 120 anni: “Fatti animo, coraggio, non temere, perché avanti a te cammina il Signore; il Dio d’Israele chiude la tua carovana”.








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