2015-08-19 14:41:00

Mons. Gristina: i migranti sono il "nostro prossimo" speciale


Per affrontare il fenomeno immigrazione occorrono intelligenza, umanità nell’accoglienza e fermezza per combattere i trafficanti. E’ il cuore del messaggio inviato dal presidente italiano, Sergio Mattarella, al meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, alla vigilia della sua apertura. E mentre ancora rimbalzano le cifre fornite ieri da Frontex, l’agenzia Ue per il controllo delle frontiere – che ha segnalato che per la prima volta il numero di migranti registrati ai confini dei Paesi Ue, nel luglio di quest'anno, ha superato la soglia delle 100 mila unità in un singolo mese, arrivando a 107.500 – nel Canale di Sicilia continuano i soccorsi: oltre 400 le persone tratte in salvo stamattina. A Catania intanto iniziano oggi i primi accertamenti sulle salme dei 49 migranti morti nella stiva di un barcone il giorno di Ferragosto. A loro e agli altri sbarcati, l’arcivescovo metropolita della città etnea, mons.Salvatore Gristina, aveva dedicato due giorni fa, in occasione della festività di Sant’Agata, un passo dell’omelia in cui aveva definito i migranti “nostro prossimo” speciale. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:

R. – Bisogna dirlo, bisogna affermarlo, e questo per ragioni di umanità, per coerenza con quello che noi cerchiamo sempre di sottolineare.

D. – “Il prossimo” sono le persone che sbarcano e che scappano dalle guerre e dalla persecuzione. Eppure, sta diventando sempre più difficile, in Italia e in Europa, accettare e credere che siano il nostro “prossimo”…

R. – Bisogna affermare con chiarezza che siamo tutti personalmente coinvolti, ma che questo problema è di tale vastità che a risolverlo dev’essere tutta l’Europa, dev’essere tutta l’umanità. Tutti dobbiamo essere coinvolti, non erigendo barriere ma creando ponti. L’accoglienza deve essere talmente di qualità, talmente umana, da riuscire efficace, il che significa accogliere bene le persone, dare loro non soltanto un’accoglienza generica, ma un’accoglienza che comporti anche la possibilità, per coloro che arrivano, di comprendere che debbono inserirsi, rispettando anche le caratteristiche dell’ambiente dove arrivano. Ritengo che questa debba essere la risposta che possiamo dare a questa problematica, che diviene sempre più una sfida che ci coinvolge, che richiede lungimiranza, discernimento, intelligenza, cuore grande, generosità. Mi pare che nel nostro Paese questo ci sia. Certamente, ci sono anche manifestazioni ed esternazioni che devono anche essere messe nei loro contesti e certamente grava anche su di noi, comunità di Sicilia, di vigilare affinché questa tragedia umana non sia sfigurata, profanata, svilita da ombre o fatti di corruzione. Occorre una particolare vigilanza, che fughi qualsiasi ombra possa esserci nel comportamento di noi singole istituzioni che accogliamo.

D. – La Chiesa, che tiene alti i valori cristiani dell’accoglienza, si trova in questo momento molto criticata per questa sua vocazione, propria del Vangelo…

R. – Parto da Catania, dove esercito il mio ministero di vescovo: assolutamente non ci sono questi atteggiamenti, queste frasi polemiche, anzi ci sono tante forme di collaborazione. Certamente, possono esserci in determinati contesti, punti di vista, opzioni, anche politiche o quello che vogliamo, che possono indurre a valutazioni diverse, che possono fare impressione per il tono di polemica che possono assumere. Non dico che si debbano sottovalutare o non prendere in considerazione, però credo che si debba tener conto anche della comprensione, della risposta della gente. E’ ovvio, è pericoloso e quindi ognuno dev’essere attento, soprattutto persone di ruolo, persone che svolgono responsabilità, devono avere una particolare attenzione e vigilanza nelle proprie espressioni e questo vale per tutti. Dobbiamo tener tutti conto anche delle ricadute delle nostre affermazioni. Non credo che la maggioranza degli italiani si senta bene interpretata da quelle espressioni. Credo che le persone, proprio per la loro umanità, possano riflettere. Per questo, mi permetterei di dire che quella parola di Gesù, “ama il prossimo tuo come te stesso”, debba essere ripetuta, proposta come criterio. Certamente, la parola del Signore è efficace e questa efficacia può germogliare anche nel contesto della nostra umanità.








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