2015-08-19 12:30:00

Casablanca 1985: storico incontro di Papa Wojtyla coi giovani musulmani


Trent’anni fa, il 19 agosto 1985, si svolgeva lo storico incontro di Giovanni Paolo II con 80mila giovani musulmani nello stadio di Casablanca, in Marocco. Un evento mai avvenuto prima, tappa importante nel dialogo tra cristianesimo e islam. Rievochiamo il discorso di Papa Wojtyla nel servizio di Sergio Centofanti:

“Il dialogo tra cristiani e musulmani oggi è più necessario che mai”: parole profetiche, pronunciate da Giovanni Paolo II ben 30 anni fa. Il discorso di Papa Wojtyla è forte, intenso, sottolinea con chiarezza “le molte cose in comune” ma anche “le differenze importanti”, prima fra tutte la fede in Gesù “Signore e Salvatore”. “Cristiani e musulmani – dice - generalmente ci siamo malcompresi, e qualche volta, in passato, ci siamo opposti e anche persi in polemiche e in guerre. lo credo che Dio c’inviti oggi, a cambiare le nostre vecchie abitudini. Dobbiamo rispettarci”, anche perché “crediamo nello stesso Dio” e perché “Abramo è per noi uno stesso modello di fede”.

Giovanni Paolo II parla dei valori e dei diritti umani, che “hanno in Dio il loro fondamento”: innanzitutto, la libertà di coscienza e di religione, “al riparo dalle costrizioni esterne” perché la libertà caratterizza “la dignità dell’uomo”. Una libertà religiosa – sottolinea – che ha bisogno di “reciprocità”. E poi il rispetto per ogni persona umana, “uomo o donna”: “ciascuno deve essere riconosciuto per quello che è” e deve essere “rispettato come tale”. Sottolinea la necessità di “riconoscere i valori dei diversi popoli e delle diverse culture. Il mondo è come un organismo vivente; ciascuno ha qualche cosa da ricevere dagli altri e qualche cosa da dare loro”. Dunque, occorre accettare le differenze, “superando ogni discriminazione” e non respingendo “coloro che non hanno la stessa civiltà”. Parla di un dialogo senza pregiudizi che faccia cadere le barriere dovute all’orgoglio o più spesso alla debolezza e alla paura. Parla della costruzione della pace e della giustizia in un mondo sempre più fraterno vincendo le tentazioni di quanti vogliono “cambiare tutto con la violenza o con soluzioni estreme”. Il prezzo della violenza lo pagano sempre gli innocenti.

Invita i giovani musulmani a non restare passivi, perché sono “responsabili del mondo di domani”. Li esorta a “studiare per imparare a conoscere questo mondo che Dio ci ha dato, comprenderlo, scoprirne il senso, con il gusto e con il rispetto della verità, e per imparare a conoscere i popoli e gli uomini creati e amati da Dio”, per servirli meglio. “La ricerca della verità – osserva - vi condurrà, al di là dei valori intellettuali, fino alla dimensione spirituale della vita interiore”.

“Dio – rileva – non può mai essere utilizzato per i nostri fini” e non può essere invocato come Padre “se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad immagine di Dio”. I credenti non vivono in “un mondo chiuso” ma “in una mutua tolleranza” che crea “un clima di fiducia" permettendo "a ciascuno di crescere” e “svilupparsi”.

“In un mondo che desidera l’unità e la pace e che conosce tuttavia mille tensioni e conflitti, i credenti” – afferma Giovanni Paolo II – sono chiamati “a favorire l’amicizia e l’unione tra gli uomini ed i popoli che formano sulla terra una sola comunità”, nella consapevolezza che “hanno una stessa origine e uno stesso ultimo fine: il Dio che li ha fatti e che li attende, perché egli li riunirà”.








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