2015-08-21 14:20:00

Vescovi Australia: accoglienza per migranti e rifugiati


Diffondere in tutto il mondo una cultura dell’accoglienza e della solidarietà: con questo auspicio, la Chiesa cattolica australiana si prepara a celebrare la 101.ma Giornata mondiale dei migranti e dei rifugiati. A livello nazionale, l’evento è stato ricordato il 18 gennaio scorso, seconda domenica dopo la solennità dell’Epifania, ma a livello locale i vescovi di Sydney celebreranno l’evento il prossimo 30 agosto, nell’ambito del mese dedicato alla sensibilizzazione sulla questione delle migrazioni.

“La Chiesa non abbia frontiere”
“Migranti e rifugiati sono nostri fratelli – scrive in una nota mons. Vincent Long Van Nguyen, originario del Vietnam e delegato della Chiesa australiana per i migranti ed i rifugiati – Essi necessitano delle nostre cure e delle nostre attenzioni”. Riprendendo, poi, il tema della Giornata proposto da Papa Francesco, “Chiesa senza frontiere, Madre di tutti”, il presule sottolinea: “Si tratta di un’importante occasione di solidarietà per accogliere le popolazioni perseguitate nella nostra casa, l’Australia”.

Speciale attenzione per i richiedenti asilo del Medio Oriente
Quindi, mons. Long richiama l’attenzione sul “conflitto in Medio Oriente e sul tema dei richiedenti asilo”: “Io e la mia famiglia – spiega – siamo rifugiati ed abbiamo trovato una risposta generosa in Australia”, in termini di “accoglienza e sicurezza”. Per questo, afferma il presule, “ora è ancora una volta il momento di dimostrare ai fratelli del Medio Oriente e dell’Asia la stessa generosità che gli australiani hanno dimostrato nei confronti dei rifugiati vietnamiti, quarant’anni fa”.

Uscire da se stessi per tendere la mano ai fratelli in difficoltà
Il vescovo sottolinea, poi, le tante, ma spesso “invisibili sfide e difficoltà” che i migranti devono affrontare nei Paesi di accoglienza, come il confronto con costumi, lingue e culture diversi, un fattore che può provocare “disagio ed ansia”. Ed è proprio qui, allora – è il richiamo del presule – che i cristiani sono chiamati ad uscire da se stessi e ad esprimere solidarietà a questi fratelli e sorelle, offrendo loro una mano, un saluto o un semplice sorriso”. È da queste cose, infatti, conclude mons. Long, che “iniziano l’incontro ed il cammino comune nella solidarietà”, perché se è vero che “molti di noi non potranno mai cambiare il mondo”, è altrettanto vero che tutti “possiamo cambiare il mondo intorno a noi”. (A cura di Isabella Piro)








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