2015-08-22 11:01:00

Guatemala: marcia dei leader religiosi contro la corruzione


Su iniziativa del Consiglio ecumenico cristiano del Guatemala, circa cinquanta rappresentanti di diverse religioni hanno compiuto, ieri, nella capitale del Paese, una marcia per protestare contro la corruzione politica e richiedere una riforma elettorale. Ad appena due settimane dalle elezioni generali, in programma il 6 settembre, il Guatemala è, infatti, immerso in una grave crisi politica scoppiata con la pubblicazione del rapporto della Commissione Internazionale contro l’impunità nel Paese e del Ministero Pubblico: il documento indica che, dallo scorso aprile, sono stati identificati 13 casi di corruzione che hanno coinvolto circa 60 funzionari pubblici dei tre poteri dello Stato, provocando le dimissioni della vicepresidente Roxana Baldetti e mettendo a rischio il capo dello Stato, Otto Pérez Molina, al quale diversi organismi della società civile chiedono venga ritirata l’immunità.

Uniti contro la corruzione
I membri della Conferenza di religiosi e religiose, del Consiglio ecumenico cristiano, della Casa Tibet, del Centro culturale islamico, della Comunità Baha’i, della Comunità spirituale maya e rappresentanti di altre confessioni religiose del Paese hanno, quindi, organizzato la marcia di protesta che si somma alle innumerevoli manifestazioni di dissenso già messe in atto dalla società civile contro il Congresso, la Corte Costituzionale, la Corte suprema di giustizia e il Tribunale supremo elettorale. L’obiettivo è di tali iniziative è comune: sollecitare l’ascolto delle richieste della cittadinanza, affinché lo Stato faccia le riforme necessarie al vero progresso del Paese. Il “pellegrinaggio dell’indignazione” - come è stata chiamata l’iniziativa - è partito dalla Cattedrale metropolitana di Guatemala e dopo diverse soste, tra cui quelle davanti al Tribunale supremo elettorale ed al monumento del difensore dei diritti umani, mons. Juan Gerardi, si è concluso con una processione ‘aux flambeaux’, seguita da una celebrazione ecumenica e interreligiosa nella Basilica di Esquipulas, famosa per custodire l’immagine del “Cristo Negro” venerato da milioni di fedeli in tutto il Centro America. 

Mons. Vian: i politici prima o poi pagheranno il conto dei loro privilegi
La marcia è iniziata con la benedizione dell’arcivescovo locale, Óscar Julio Vian Morales, che ha esortato i partecipanti a “camminare con fede, a pregare Dio perché il Guatemala abbia un futuro migliore e perché tanta gente non viva più nella povertà e nella miseria”.  Mons. Vian ha  affermato che questo tipo di proteste, cosi come tutte quelle portate avanti in questi mesi dalla società civile, sono positive perché fanno comprendere, soprattutto ai legislatori, che occorrono cambiamenti, “senza paura di perdere quei privilegi per i quali, prima o poi, pagheranno il conto”.

Necessaria riforma della legge elettorale
L’arcivescovo metropolitano ha sottolineato che la riforma della legge elettorale e della legge sui partiti è necessaria; tuttavia ha esortato la cittadinanza a “meditare profondamente sulla scelta di votare e sui candidati da eleggere”. Infine, il presule ha evidenziato che, a causa della crisi politica e istituzionale di questi mesi, qualunque sia il vincitore delle prossime elezioni, si avrà comunque “un governo debole, perché nato senza aver compiutoi cambiamenti che la popolazione aveva chiesto per esprimere con trasparenza e fiducia la propria scelta”.

Costruire un Paese migliore con l’impegno sociale della popolazione
Dal canto loro, i leader religiosi hanno affermato che la nazione è ancora in tempo per costruire un futuro migliore attraverso l’impegno sociale dei guatemaltechi. A conclusione dell’evento, i rappresentati religiosi hanno pregato per la pace, la giustizia e, in particolare, perché le elezioni del prossimo 6 settembre si realizzino all’insegna della serenità e della trasparenza. (A. Tufani)








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