Su iniziativa del Consiglio ecumenico cristiano del Guatemala, circa cinquanta rappresentanti di diverse religioni hanno compiuto, ieri, nella capitale del Paese, una marcia per protestare contro la corruzione politica e richiedere una riforma elettorale. Ad appena due settimane dalle elezioni generali, in programma il 6 settembre, il Guatemala è, infatti, immerso in una grave crisi politica scoppiata con la pubblicazione del rapporto della Commissione Internazionale contro l’impunità nel Paese e del Ministero Pubblico: il documento indica che, dallo scorso aprile, sono stati identificati 13 casi di corruzione che hanno coinvolto circa 60 funzionari pubblici dei tre poteri dello Stato, provocando le dimissioni della vicepresidente Roxana Baldetti e mettendo a rischio il capo dello Stato, Otto Pérez Molina, al quale diversi organismi della società civile chiedono venga ritirata l’immunità.
Uniti contro la corruzione
I membri della Conferenza di religiosi e religiose,
del Consiglio ecumenico cristiano, della Casa Tibet, del Centro culturale islamico,
della Comunità Baha’i, della Comunità spirituale maya e rappresentanti di altre confessioni
religiose del Paese hanno, quindi, organizzato la marcia di protesta che si somma
alle innumerevoli manifestazioni di dissenso già messe in atto dalla società civile
contro il Congresso, la Corte Costituzionale, la Corte suprema di giustizia e il Tribunale
supremo elettorale. L’obiettivo è di tali iniziative è comune: sollecitare l’ascolto
delle richieste della cittadinanza, affinché lo Stato faccia le riforme necessarie
al vero progresso del Paese. Il “pellegrinaggio dell’indignazione” - come è stata
chiamata l’iniziativa - è partito dalla Cattedrale metropolitana di Guatemala e dopo
diverse soste, tra cui quelle davanti al Tribunale supremo elettorale ed al monumento
del difensore dei diritti umani, mons. Juan Gerardi, si è concluso con una processione
‘aux flambeaux’, seguita da una celebrazione ecumenica e interreligiosa nella Basilica
di Esquipulas, famosa per custodire l’immagine del “Cristo Negro” venerato da milioni
di fedeli in tutto il Centro America.
Mons. Vian: i politici prima o poi pagheranno il conto dei loro privilegi
La marcia è iniziata con la benedizione dell’arcivescovo
locale, Óscar Julio Vian Morales, che ha esortato i partecipanti a “camminare con
fede, a pregare Dio perché il Guatemala abbia un futuro migliore e perché tanta gente
non viva più nella povertà e nella miseria”. Mons. Vian ha affermato che questo
tipo di proteste, cosi come tutte quelle portate avanti in questi mesi dalla società
civile, sono positive perché fanno comprendere, soprattutto ai legislatori, che occorrono
cambiamenti, “senza paura di perdere quei privilegi per i quali, prima o poi, pagheranno
il conto”.
Necessaria riforma della legge elettorale
L’arcivescovo metropolitano ha sottolineato che la
riforma della legge elettorale e della legge sui partiti è necessaria; tuttavia ha
esortato la cittadinanza a “meditare profondamente sulla scelta di votare e sui candidati
da eleggere”. Infine, il presule ha evidenziato che, a causa della crisi politica
e istituzionale di questi mesi, qualunque sia il vincitore delle prossime elezioni,
si avrà comunque “un governo debole, perché nato senza aver compiutoi cambiamenti
che la popolazione aveva chiesto per esprimere con trasparenza e fiducia la propria
scelta”.
Costruire un Paese migliore con l’impegno sociale della popolazione
Dal canto loro, i leader religiosi hanno affermato
che la nazione è ancora in tempo per costruire un futuro migliore attraverso l’impegno
sociale dei guatemaltechi. A conclusione dell’evento, i rappresentati religiosi hanno
pregato per la pace, la giustizia e, in particolare, perché le elezioni del prossimo
6 settembre si realizzino all’insegna della serenità e della trasparenza. (A. Tufani)
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