2015-08-23 14:18:00

Giornata Onu contro la tratta, mercato dei nuovi schiavi


Questa domenica viene celebrata la Giornata internazionale di Commemorazione della tratta degli schiavi e della sua abolizione istituita dall’Onu, per ricordare la rivolta avvenuta sull’isola di Santo Domingo la notte tra il 22 e il 23 agosto 1791, che portò all’abolizione della tratta transatlantica degli schiavi. Ma oggi questo fenomeno è ancora presente e coinvolge ancora milioni di persone nel mondo, non risparmiando neanche i bambini. Il servizio di Marina Tomarro:

Nel mondo, oltre 20 milioni di persone sono vittime di lavoro forzato, di cui il 55% donne. I settori maggiormente coinvolti sono l’agricoltura, il servizio domestico, le imprese di trasporto e la mendicità. Altissime anche le cifre per lo sfruttamento sessuale. Sono circa 500 mila l’anno le donne arrivate in Europa e costrette ad entrare nei giri della prostituzione. Ma tra le vittime della tratta anche i bambini. Secondo il dossier di Save the Children, in Italia dall’inizio di quest’anno anno sono arrivati via mare oltre 7.300 minori non accompagnati. Ma quali sono i rischi che corrono? Ascoltiamo il commento di Carlotta Bellini, responsabile protezione dell’organizzazione umanitaria:

R. - Nel dossier di quest’anno di Save the Children sulla tratta e sullo sfruttamento, abbiamo puntato la nostra attenzione in particolare sui minori non accompagnati, gran parte dei quali arrivano in Italia via mare attraversando il Mediterraneo. Si tratta di adolescenti che affrontano moltissimi pericoli e che purtroppo diventano vittime di violenza, di abusi e anche di tratte di sfruttamento già durante il loro viaggio. Poi, ci sono anche ragazze dell’Europa dell’est che entrano in Italia passando dalla frontiera nord. Si tratta in quest’ultimo caso - e anche nel caso delle giovani nigeriane che attraversano il Mediterraneo per entrare in Europa - di ragazze vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Un gruppo particolarmente a rischio di sfruttamento lavorativo è quello dei minori egiziani.

D. - In che modo vengono adescati?

R. - I ragazzi arrivano in Italia pagando degli scafisti, ma lo sfruttamento inizia in Italia. In questo caso, sono i ragazzini stessi che cercano “dei lavori” perché devono ripagare il debito che le famiglie hanno contratto permettere loro di viaggiare verso l’Italia. Pur di ottenere dei soldi sono disposti a tutto: lavorano soprattutto sia a Roma sia a Milano nelle frutterie, nei locali che fanno kebab e anche nei lavaggi delle macchine. Per quanto riguarda le minori nigeriane, purtroppo lo sfruttamento avviene già durante il viaggio: vengono costrette a prostituirsi anche in luoghi al chiuso come alberghi, guest house, e poi chiaramente questo sfruttamento continua in Italia dove vengono sfruttate su strada, assoggettate anche con riti vudu. In questo modo, gli sfruttatori esercitano un controllo nei loro confronti. Questa purtroppo è la triste sorte di giovani adolescenti, la loro è età è tra i 15 e i 17 anni...

D. - In che modo si possono aiutare questi ragazzi ad uscire da questa tremenda situazione?

R. - In Italia, è molto importante avere un piano contro la tratta e lo sfruttamento. Noi auspichiamo che il governo adotti rapidamente questo piano, un piano che in altre parole dovrebbe delineare quelle che sono le misure di prevenzione e di lotta contro questo terribile fenomeno e che allo stesso tempo dia indicazioni di coordinamento. Bisogna unire gli sforzi per combattere contro un fenomeno criminale purtroppo organizzato.

D. - A livello internazionale, le istituzioni che cosa possono fare?

R. - È sicuramente importante lavorare anche nei Paesi di origine per far sì che a questi giovani venga dato un futuro o un’alternativa, che spesso significa semplicemente andare a scuola, avere delle opportunità di studio, di lavoro, non essere costretti dalla miseria e dalla disperazione ad abbandonare il proprio Paese.








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