2015-08-23 12:00:00

Pell: mettere in ordine le finanze, la Chiesa rischia attacchi


“Per la Chiesa è il momento di avere gli affari in ordine. La prossima ondata di attacchi potrebbe essere infatti portata per irregolarità finanziarie”. A parlare ieri sera al Meeting di Rimini su "Chiesa e denaro’ è stato il Prefetto della Segreteria per l’Economia, il cardinale George Pell, che ha sottolineato come per questo traguardo “tutti”, in Vaticano, “stiano lavorando sodo”. Da Rimini, il servizio dell’inviato Luca Collodi:

In Vaticano stiamo cercando di mettere in pratica gli insegnamenti cristiani sulla gestione di proprietà e ricchezze, in particolare, al servizio dei sofferenti e dei poveri. “I moderni metodi contabili sono buoni”, e ciò richiede anche competenze di esperti laici e l'adozione del principio di trasparenza finanziaria. “Il patrimonio della Chiesa deve essere utilizzato per finanziare le opere di bene della Chiesa. Sono certo - ha affermato il cardinale Pell - che è triste dover vendere proprietà della Chiesa, ma talora le necessità pastorali del popolo devono venire sempre prima". “Quando la Chiesa ha investimenti e proprietà, le autorità ecclesiastiche hanno l’obbligo morale di raggiungere livelli adeguati di ritorno finanziario”. Quando ciò non avviene, significa che altri ci guadagnano, a danno dei poveri. È poi importante che l'istituzione si distingua dalla gestione economica dei propri beni, in modo tale, ad esempio, che un parroco non consideri i beni della parrocchia come i suoi. 

Il cardinale Pell ha poi citato il caso di un parroco in Australia che ha affittato locali a un amico per una cifra bassa. Affittare ad amici o amici degli amici a cifre inferiori al valore di mercato, ha sottolineato, è “moralmente sbagliato”. E’ pericoloso e “moralmente sbagliato” anche quando un vescovo, un parroco o un superiore religioso “si accontenta” nella gestione del denaro della Chiesa, rivendicando “di non avere capacità di gestione dei soldi". “Ciò - ha detto Pell - lascia il campo aperto a incompetenti”. Un responsabile della Chiesa “non ha bisogno di essere un esperto, ma deve essere in grado di riconoscere una cattiva gestione del denaro”.








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