2015-08-24 13:50:00

Papa: prego perché ci sia spirito di pace in Ucraina, vicino a chi soffre


“Prego per il vostro Paese in questa difficile situazione” e “sostengo gli sforzi che aiutano la nazione ucraina andare avanti in uno spirito di pace e di riunificazione”. Sono le parole del messaggio che Papa Francesco ha fatto pervenire al presidente Poroshenko, nel giorno del 24.mo dell’indipendenza del Paese est europeo. Gli auspici del Papa – che rinnova anche la “vicinanza spirituale alle vittime, alle loro famiglie e a tutti coloro che soffrono” – seguono l’appello di pace per l’Ucraina levato ieri all’Angelus, perché cessi un conflitto che ha fatto migliaia di morti, feriti, sfollati. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Fucili lucidi e marcia in assetto da parata per una festa dal retrogusto di dramma, che gli scintillii della celebrazione non possono cancellare. Kiev è l’epicentro dell’anniversario, il 24.mo dell’indipendenza ucraina, ma le cifre che il presidente Poroshenko offre alla folla e al Paese nel suo discorso ufficiale non regalano alcun sorriso. Quasi 2.100 soldati morti nel conflitto nel Donbass contro i filorussi, circa 7 mila quelli rimasti feriti, 6.800 morti in totale dall’inizio delle ostilità e molti fra loro erano civili. Nel clima teso che aleggia sull’Ucraina, le parole di Francesco ieri all’Angelus sono una brezza leggera che regala speranze, come conferma don Ivan Kulyk, parroco ai Santi Sergio e Bacco, la chiesa nazionale degli Ucraini a Roma:

“Per noi è molto importante che il Papa abbia fatto questo appello per la pace in Ucraina. Credo che tutti gli ucraini che hanno sentito queste parole siano stati contenti perché il Papa, che è il capo della Chiesa, prega per l’Ucraina e ricorda nel suo cuore il popolo dell’Ucraina, ricorda questa difficile situazione che si sta vivendo in Ucraina”.

Sulle agende delle cancellerie d’Europa, la crisi ucraina è ai primi posti come quella dell’immigrazione, temi di punta al vertice trilaterale in programma a Berlino tra Germania-Francia-Ucraina. Dietro i tentativi di politica e diplomazia, si agita intanto la questione umanitaria delle decine di migliaia di persone rimaste senza casa né terra:

“Ci sono tante persone che hanno lasciato e devono lasciare la terra dove abitano perché quasi tutto è stato distrutto. Ci sono tanti bambini, donne e uomini che devono lasciare questa zona di conflitto. Questa gente, quando fugge, ha bisogno di una casa, di un’abitazione e questa è un’emergenza molto grande”.

Nascono allora dal cuore gli auguri di don Ivan al suo Paese, per questo giorno di festa senza il sapore della festa:

“Noi dobbiamo essere un popolo unito. Dobbiamo stare insieme soprattutto in questo momento difficile perché l’unità ci dà la forza. E volevo augurare che davvero possiamo sentire soprattutto nel nostro cuore questo grande dono dell’indipendenza, della libertà. Infatti, già da 24 anni il popolo dell’Ucraina è un popolo libero e questo è un grande dono del nostro Signore”.








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