2015-08-25 14:02:00

Borse asiatiche aprono al rialzo


Andamento altalenante stamani per le borse asiatiche. Dopo un’apertura nuovamente al ribasso, il listino fa segnare un significativo recupero in queste ore. A guidare la ripresa il mercato di Shanghai con + 3.50 %. Attesa la reazione delle borse europee.  E per l'economista Luigi Paganetto, docente  all'Università romana di Tor Vergata, l'Europa sta reagendo alla bolla esplosa sul mercato asiatico, come hanno dimostrato ieri le borse del Vecchio Continente, ma servono politiche economiche mirate dei singoli stati per fronteggiare il rallentamento. Cecilia Seppia lo ha intervistato:

 

R. – I motori della crescita mondiale sono stati da un lato, fino a ieri, l’economia cinese e i Paesi emergenti. Hanno rallentato i Paesi emergenti, a cominciare dal Brasile, per continuare con la Turchia e con il Sudest asiatico e questa riduzione del ritmo di crescita della Cina, che non significa una crisi dell’economia internazionale, ma significa un possibile rallentamento che deve farci riflettere sulla necessità che si continui a lavorare per creare le condizioni di crescita dentro l’Europa, non aspettandoci a questo punto una crescita indotta dall’esterno.

D. – Un dato positivo a questo proposito è proprio l’inattesa crescita della fiducia delle imprese tedesche. Ancora una volta è la Germania la locomotiva d’Europa…

R. – Questo è certamente importante, ma è anche vero che la stessa Germania non sta crescendo a un ritmo particolarmente sostenuto. L’economia che sta camminando molto è quella degli Stati Uniti, tanto è vero che se confrontiamo gli Stati Uniti con l’intera Europa ci accorgiamo che c’è un differenziale molto forte. Ancora una volta, bisogna che in Europa riprendano gli investimenti e questo naturalmente risente di questa vicenda cinese, nel senso che gli investimenti sono anche il frutto della fiducia che si ha nel futuro. Naturalmente, quando si ha un rallentamento anche la propensione ad investire diminuisce.

D. – Invece, dal punto di vista della Banca centrale europea c’è qualche misura in più che l’Eurotower deve prendere per contrastare questo momento di rallentamento?

R.  – L’Eurotower ha fatto il proprio mestiere. Semmai, c’è il problema della Riserva federale degli Stati Uniti che si apprestava fino a ieri a mutare i tassi di interesse ritenendo chiuso il periodo in cui ha immesso una forte liquidità, proponendosi di ridurre questa spinta della liquidità che poi da sola non fa la crescita.

D.  – E’ bene fare una differenza tra la finanza e l’economia reale: quali sono i risvolti di questa crisi sull’economia reale, quindi sul lavoro, sulle famiglie?

R. – Questo è proprio il punto, perché noi non dobbiamo mai dimenticarci che l’Europa in particolare ha ancora un tasso di disoccupazione elevato, c’è un aumento dell’indice di povertà e questo tocca la maggior parte dell’economia. Da questo punto di vista, sarebbe importante che il prossimo G20 che si tiene in Turchia, a novembre, cercasse di dare risposte a questo problema di squilibri internazionali che si determina perché un’Europa che non cammina non aiuta la crescita.

D.  – C’è chi, forse peccando un po’ di allarmismo, ha associato quello che sta accadendo con la bolla finanziaria esplosa sul mercato cinese e il crack di Lehman Brothers: è plausibile un paragone del genere?

R. – Direi che anche se accadesse una crisi finanziaria in Cina non avrebbe ripercussioni automatiche nel resto del mondo, come invece è avvenuto nel caso di Lehman Brothers. La Cina ha un sistema finanziario che è gestito strettamente dalla politica economica cinese: lo yuan, la moneta cinese, non è liberamente convertibile, i tassi di cambio vengono di volta in volta, come abbiamo visto, modificati con interventi della Banca centrale cinese. Questo ci dice che se fosse un problema finanziario, cosa possibile, all’interno della crescita cinese, visto che è stata tumultuosa, questo produrrebbe l’effetto che già stiamo vedendo di un rallentamento ma non necessariamente un effetto a cascata sul resto del mondo. Io credo che un rallentamento e degli effetti sui motori della crescita dell’economia internazionale sono da considerarsi come possibili e evidentemente presenti, ma non più di questo.








All the contents on this site are copyrighted ©.