2015-08-25 07:35:00

Cina riduce perdite dopo lunedì nero. Borse mondiali in ribasso


Il lunedì nero delle borse asiatiche ha trascinato al ribasso i mercati del vecchio continente e Wall Street. Praticamente tutte le testate del mondo hanno in prima pagina l’incubo materializzato dal crollo della Cina. Oggi la piazza di Shanghai riduce le perdite e dopo un’apertura a - 6% ha recuperato oltre 2 punti. Massimiliano Menichetti:

Oltre 400 miliardi di Euro sono stati bruciati ieri in Europa dal crack della borsa cinese che si è esteso a tutta l’Asia arrivando, con il segno meno, fino alle Americhe. Lo Shanghai Composite Index ha segnato un picco di - 8,5% bruciando tutti i guadagni dell’anno e portando il Vecchio continente ai valori del 2008. Lo Stoxx 600, l’indice che misura i principali titoli europei, ha ceduto il 5,39%. Questa mattina le piazze asiatiche sono in timido rialzo anche se oscillano per lo più in territorio negativo, da vedere come il dato si rifletterà nel mondo globalizzato della finanza. Intanto gli Stati Uniti che hanno evocato lo spettro del tracollo “Lehman_Brothers” – a Wall Street l’indice Dow Jones ha perso il 3,55% - precisano che l’economia è più solida del passato ed è pronta a rispondere agli scossoni. E il Giappone fa sapere che lavorerà con i partner del G7 per neutralizzare il potenziale impatto sulla crescita legato alle turbolenze attuali.

 

Sulla crisi Giancarlo La Vella ha intervistato Angelo Baglioni, docente di Economia monetaria all’Università Cattolica di Milano:

R. - Prosegue questo momento di crisi, che sembra essere stato scatenato sui mercati dalla decisione della Banca centrale cinese di svalutare lo yuan di circa il 5%. Questo è stato un segnale di  debolezza dell’economia cinese: ha gettato un po’ nel panico gli investitori locali e anche quelli delle borse internazionali, cioè si teme la contrazione dell’economia cinese, che naturalmente vuol dire poi difficoltà di esportare in Cina per Paesi come la Germania o anche alcuni esportatori italiani. Questo significa che si diventa meno competitivi nei confronti della Cina, perché comunque la si guardi di fatto è stata una svalutazione competitiva e quindi questo fa sì che sia più difficile per gli altri Paesi esportare in Cina e viceversa, presumibilmente aumenteranno le importazioni dalla Cina.

D. - Considerando che il petrolio è in caduta libera, e che anche, andando a vedere la Russia, il rublo sta perdendo nei confronto di euro e dollaro, questo vuol dire che l’economia mondiale è strettamente collegata in questo momento?

R. - Sì, l’economia mondiale è molto interconnessa, sia per i flussi commerciali che per le interconnessioni finanziarie. Per quanto riguarda il prezzo delle materie prime e del petrolio, è chiaro che il rallentamento della Cina, Paese dal grande impatto di mercato, naturalmente faccia sì che il prezzo del petrolio e delle materie prime che vengono utilizzate si riduca, perché si contrae la domanda. Questo ha un effetto negativo sui Paesi esportatori di petrolio, di gas e di materie prime, come la Russia. Questo spiega il calo del rublo.

D. - L’economia cinese è considerata in questo momento debole, ma è un’economia che naviga sempre su un +7% del Pil. Si tratta forse di preoccupazioni ingiustificate?

R: - No, le preoccupazioni sono, a mio avviso, giustificate per il fatto che si è verificata una sorta di "bolla", una crescita molto sostenuta dall’indebitamento privato - non pubblico come da noi - che ha sostenuto il mercato immobiliare, ha fatto crescere molto il settore delle costruzioni e i prezzi del settore immobiliare. Di conseguenza, c'è stato un sensibile aumento della borsa. Quindi, ci sono degli squilibri di carattere finanziario che adesso, a quanto pare, stanno subendo una brusca correzione .

D. - Quali scenari a breve termine è possibile immaginare?

R. - Probabilmente, si assisterà a un’ulteriore svalutazione della moneta cinese. Ci saranno, quindi, ulteriori correzioni sui mercati di borsa. Il punto di domanda adesso riguarda anche quello che si prospetta negli Stati Uniti. Il tutto dà vita a uno scenario effettivamente abbastanza preoccupante, perché, se dovesse esserci un rallentamento anche degli Stati Uniti, che si somma al rallentamento della Cina e degli altri Paesi emergenti, effettivamente si creerebbe uno scenario anche molto preoccupante per l’Europa, che già ha tutti i suoi problemi e potrebbe risentire di un rallentamento internazionale.

 

 

 








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