2015-08-25 18:28:00

Onu: 3mila migranti al giorno tra Grecia e Macedonia


Resta alta l’emergenza immigrazione che sta interessando soprattutto la Serbia. Di oggi l’allarme dell’Unhcr, secondo l’agenzia Onu per i rifugiati sono tremila i migranti che ogni giorno potrebbero attraversare la frontiera tra la Grecia e la Macedonia. Ce ne parla Benedetta Capelli:

In fuga dalla Siria, dall’Iraq e dall’Afghanistan, donne, bambini piccoli, intere famiglie disposte a percorrere a piedi, sotto il sole, centinaia di chilometri pur di scappare dal dramma della guerra. Sono le scene che, al confine tra Grecia e Macedonia, da giorni si ripetono dopo l’apertura della frontiera che significa per i migranti l’arrivo  in Serbia poi in Ungheria, ultimo passaggio per il Nord Europa. Il passaggio più difficile per la barriera metallica e il filo spinato alto 4 metri che corre lungo il confine serbo per 175km. E’ un’emergenza che oggi l’Unhcr ha concretizzato in numeri: sono più di 10mila le persone arrivate nel fine settimana in Serbia, 3mila profughi ogni giorno sono disposti a passare al confine tra Grecia e Macedonia. In Italia ennesima giornata di sbarchi, Medici Senza Frontiere riferisce di 11mila persone salvate in cento giorni nel Mediterraneo. Non ce l’ha fatta invece un 14enne somalo giunto nel canale di Sicilia ormai in fin di vita, stroncato da un arresto cardiaco. Era stato picchiato dai trafficanti di esseri umani, in Libia lo avevano costretto ai lavori più umilianti, senza acqua né cibo, per poter avere un posto su un barcone. Una nuova vittima che si aggiunge ai 2.373 migranti morti dall'inizio dell'anno, secondo le stime dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni, nel tentativo di giungere in Europa via mare.

Secondo la Commissione Europea, l’enorme flusso di migranti rende ormai superato il piano per la ripartizione di 40mila rifugiati. Si fa strada sempre più l’idea, sostenuta dalla Merkel e da Hollande, di ripensare il sistema di distribuzione mentre Berlino ha già deciso di accogliere i siriani arrivati sul suo territorio sospendendo così il regolamento di Dublino che prevede di rimandarli indietro al Paese di ingresso. A chiedere lo stop a Dublino da sempre è il Cir, Centro italiano rifugiati. Il direttore Chistopher Hein al microfono di Francesca Sabatinelli:

R. – E’ evidente da tempo che questo sistema non funziona, lo vediamo con i numeri in Italia. Da gennaio a oggi, sono arrivate via mare più di 110 mila persone, ma solo poco più di 30 mila hanno fatto richiesta d’asilo in Italia. Vuol dire che più di due terzi sono andati, nonostante il sistema-Dublino, in maniera irregolare in altri Paesi d’ Europa. E la stessa situazione si presenta, appunto, anche per la Grecia. Quindi, non c’è stata una politica di distribuzione dei richiedenti asilo in tutto il territorio dell’Unione, che riguarda anche tanti Stati membri che hanno un numero estremamente scarso di rifugiati e di richiedenti asilo. Una vera risposta europea deve includere tutti i 28 Stati membri più gli Stati associati, come la Svizzera e la Norvegia.

D. – Quindi, sicuramente come prima cosa sospendere Dublino. Poi, quali altre misure dovrebbe prendere l’Europa?

R. – Certamente, aumentare in modo significativo il numero di persone che devono essere trasferite dai Paesi di primo approdo, Grecia in testa, verso gli altri Stati dell’Unione, considerando comunque i legami familiari che i richiedenti asilo hanno con l’uno o con l’altro Paese. Questa è una misura che non si può più rinviare e che non si può lasciare al numero così basso di 32 mila tra Italia e Grecia, che è stato deciso a luglio dal Consiglio dei ministri degli Interni e della Giustizia. E poi ancora: aprire canali innanzitutto per siriani ma anche per altre nazionalità, specie dal Corno d’Africa, per un arrivo regolare e protetto, organizzato e pianificato, nel territorio dell’Unione e, come punto che si può realizzare con grande velocità, arrivare alla figura del “rifugiato europeo”, questo significa che una persona riconosciuta come avente diritto d’asilo, per esempio in Italia, ha poi il diritto di andare in un altro Stato dell’Unione per poter lavorare, per insediarsi, e non solo per una visita, come è attualmente, per tre mesi al massimo. I responsabili politici della Germania, della Francia ma anche della Gran Bretagna, come certamente anche dell’Italia, dovrebbero veramente aprire la mente ed essere consapevoli che siamo di fronte a un dramma di persone, nel quale vengono messi in questione anche i valori fondamentali dell’Unione Europea, della solidarietà con altri popoli.








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