2015-08-26 11:57:00

Francesco: in famiglia si impara a pregare Dio con affetto


Il luogo privilegiato per imparare a pregare Dio con calore e spontaneità è la famiglia. Ed è quella la preghiera più bella, che non ha bisogno di troppe parole e gesti. Lo ha spiegato Papa Francesco, dedicando al rapporto famiglia e preghiera la catechesi dell’udienza generale presieduta in Piazza San Pietro, la 100.ma dall’inizio del Pontificato. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Lontano e distaccato come un giudice. Vicino e affettuoso come un papà. Riuscire a pregare Dio con intensità di cuore dipende tutto da come lo percepiamo. E la percezione nasce dal rapporto che abbiamo con Lui, personale ma anche in ambito familiare. In fondo è molto semplice, spiega il Papa, che dopo aver approfondito il rapporto tra famiglia e festa e famiglia e lavoro, affronta quello tra famiglia e preghiera.

Dio, carezza di vita
Prima di riflettere sulle ricadute di una preghiera condivisa in casa, Francesco parte dal modo individuale di sentire e vivere il tempo della preghiera. Va bene, dice, sperare che Dio “ci aiuti nelle difficoltà, va bene sentirsi in dovere di ringraziarlo. Tutto giusto. Ma vogliamo anche un po’ di bene al Signore? Il pensiero di Dio ci commuove, ci stupisce, ci intenerisce?”:

“Riusciamo a pensare Dio come la carezza che ci tiene in vita, prima della quale non c’è nulla? Una carezza dalla quale niente, neppure la morte, ci può distaccare? Oppure lo pensiamo soltanto come il grande Essere, l’Onnipotente che ha fatto ogni cosa, il Giudice che controlla ogni azione? Tutto vero, naturalmente. Ma solo quando Dio è l’affetto di tutti i nostri affetti, il significato di queste parole diventa pieno. (…) Non è impressionante che Dio ci carezzi con amore di padre? E’ tanto bello, tanto bello!”.

Calore più che parole
In sostanza, osserva il Papa, se non coltiviamo nel cuore “un amore ‘caldo” per Dio’, possiamo “moltiplicare le parole” come i pagani o “esibire i nostri riti” – lo facevano i farisei – senza però nutrire quel calore che una preghiera genuina accende dentro:

“Un cuore abitato dall’affetto per Dio fa diventare preghiera anche un pensiero senza parole, o un’invocazione davanti a un’immagine sacra, o un bacio mandato verso la chiesa. E’ bello quando le mamme insegnano ai figli piccoli a mandare un bacio a Gesù o alla Madonna. Quanta tenerezza è in quello! In quel momento il cuore dei bambini si trasforma in luogo di preghiera”.

Quel “poco tempo” da recuperare
È lo Spirito che accende un amore affettuoso per Dio, che spinge a chiamarlo “Abbà”, “Padre”. E “questo dono dello Spirito – sottolinea Francesco – è in famiglia che si impara a chiederlo e apprezzarlo”. “Se lo impari con la stessa spontaneità con la quale impari a dire ‘papà’ e ‘mamma’”, allora – assicura – “l’hai imparato per sempre". Tuttavia, il tempo per pregare sembra sempre poco, riconosce il Papa, e in famiglia questo “tempo complicato e affollato, occupato e preoccupato” pare ancora meno:

“Chi ha una famiglia impara presto a risolvere un’equazione che neppure i grandi matematici sanno risolvere: dentro le ventiquattro ore ce ne fa stare il doppio! E’ così, eh? Ci sono mamme e papà che potrebbero vincere il Nobel, per questo. In 24 ore ne fanno 48! Non so come fanno ma si muovono e fanno! C’è tanto lavoro in famiglia! Lo spirito della preghiera riconsegna il tempo a Dio, esce dalla ossessione di una vita alla quale manca sempre il tempo, ritrova la pace delle cose necessarie, e scopre la gioia di doni inaspettati”.

Ritmi familiari in armonia
Francesco conclude indicando due modelli del Vangelo, Marta e Maria, le sorelle che – afferma – “impararono da Dio l’armonia dei ritmi familiari”, ovvero “la bellezza della festa, la serenità del lavoro, lo spirito della preghiera”:

“La preghiera sgorga dalla confidenza con la Parola di Dio. C’è questa confidenza nella nostra famiglia? Abbiamo in casa il Vangelo? Lo apriamo qualche volta per leggerlo assieme? Lo meditiamo recitando il Rosario? Il Vangelo letto e meditato in famiglia è come un pane buono che nutre il cuore di tutti. E alla mattina e alla sera, e quando ci mettiamo a tavola, impariamo a dire assieme una preghiera, con molta semplicità: è Gesù che viene tra noi, come andava nella famiglia di Marta, Maria e Lazzaro”.








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