2015-08-27 14:21:00

Onaiyekan a 500 giorni da rapimento Chibok girls: Boko Haram verso sconfitta


A 500 giorni dal rapimento di più di 200 studentesse da parte di miliziani di Boko Haram la notte del 14 aprile 2014, nella località dello Stato di Borno, nel Nord della Nigeria, oggi è stata indetta una marcia per ricordarle. Delle “ragazze di Chibok”, il nome in cui sono ormai note in tutto il mondo, al momento non ci sono ancora notizie “anzi, ora abbiamo paura che molte siano già morte o che siano sulla strada del suicidio”: queste le parole del cardinale John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, al microfono di Maria Caterina Bombarda:

R. – Oggi è una giornata speciale che riguarda tutta la popolazione nigeriana. Di fatti, c’era pericolo che si dimenticasse perché dopo quella delle “Chibok Girls”, ci sono state altre sciagure, altri rapimenti così che si rischia di non più considerarla come gran cosa. Ma oggi, per i 500 giorni dal rapimento, tutti devono ricordare!

D. – Che cosa si sa, oggi, di queste ragazze?

R. – Non si sa proprio niente! Ci sono storie, voci, ma notizie vere e proprie non ce ne sono … Anzi, abbiamo sempre paura che forse queste ragazze sono già morte, o che sono già sulla strada del suicidio, al quale assistiamo quotidianamente … Alcune, qualche mese fa, sono tornate, ma molto poche. E le persone che sono riuscite a scappare dal controllo di Boko Haram hanno detto che hanno visto queste “Chibok Girls”. Sembra che i terroristi le tengano separate dagli altri profughi che sono con loro, perché conoscono il valore simbolico di queste “Chibok Girls”. Ci dicono che qualcuna di loro sono già diventate membri di Boko Haram, sono passate a loro, mentre alcune altre – secondo quello che ci riportano – si sono rifiutate sia di convertirsi all’islam, sia di andare con i Boko Haram ... con conseguenze che possiamo soltanto immaginare.

D. – Oggi qual è la situazione?

R. – Ora si può dire che c’è stato un progresso, nel senso che quasi tutto il territorio nigeriano che Boko Haram aveva conquistato, è stato liberato. Si dice che tutta l’organizzazione di Boko Haram sia stata smantellata e questo vuol dire che dal punto di vista militare siamo avviati alla sua fine. Se è vero, lo vedremo tra poco. Comunque, il presidente ha promesso ai nigeriani che massimo in tre mesi metterà fine a questa cosa. Ma si può anche aggiungere: anche quando Boko Haram non ponesse più alcun pericolo militare, c’è ancora gande lavoro da fare, e forse sarà il lavoro più grande, e cioè guadagnare la pace in quelle zone.

D. – Lei ha sempre ribadito che non si tratta di cristiani contro musulmani, ma che Boko Haram sono terroristi che vogliono distruggere lo Stato …

R. – Dicevo queste cose tre anni fa, e quando le dicevo ci sono state persone che mi hanno accusato di non voler riconoscere la verità, e cioè - secondo loro - che si trattasse di un piano di musulmani. Almeno oggi vediamo le cose in maniera molto più chiara: non è vero che i musulmani sono tutti dietro Boko Haram e contro i cristiani; adesso si vede che quelli che soffrono di più e che si preoccupano di più di Boko Haram sono proprio i musulmani della Nigeria, e in particolare la comunità musulmana di quella zona.

D. – Come si esce da questa spirale?

R. – Secondo me, abbiamo già cominciato, nel senso che la comunità musulmana nigeriana ha finalmente accettato il fatto che i Boko Haram appartengono alla casa dell’islam e allora tocca alla comunità musulmana trovare il modo di non dare appoggio a queste persone, che sono terroristi, estremisti. Non sono tanti ma sono pericolosi.








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