2015-08-29 19:21:00

Immigrazione: giovane trovato morto su uno yacht in Grecia


Non si ferma l’emergenza immigrazione: un giovane è morto su un yacht, con a bordo altri 59 migranti, nelle acque greche. C'erano anche tre bambini gravemente disidratati tra i 26 migranti nascosti in un tir fermato in Austria, mentre sono migliaia le persone sbarcate oggi sulle coste italiane. A largo delle coste libiche, inoltre, due salvataggi: un battello dell'organizzazione umanitaria Medici senza frontiere ha raccolto 128 persone, mentre una nave inglese ne ha tratte in salvo 142. Elvira Ragosta:

E’morto per asfissia il 15enne di cui ancora non si conosce la nazionalità. Viaggiava con altri 59 migranti su uno yacht fermato da una nave dell’operazione Frontex davanti all'isola di Simi in Grecia. In Austria, invece, per i medici dell’ospedale di Braunau, i 3 minori ritrovati insieme ad altri 23 migranti nel tir fermato al confine con la Germania, non avrebbero potuto resistere ancora a lungo senza acqua. Il conducente, un romeno, è stato arrestato dagli agenti dopo un inseguimento.

Nelle acque libiche, intanto, la Mezzaluna rossa ha recuperato oggi 116 corpi, vittime del duplice affondamento di giovedì notte, in 200 sono ancora dispersi. A Palermo, continuano le autopsie dei 52 cadaveri ritrovati nella stiva del barcone soccorso due giorni fa dalla nave Poseidon, ed è attesa per domani la convalida del fermo dei 10 presunti scafisti responsabili della tragedia. E sulle coste italiane anche oggi sono sbarcati migliaia di migranti: 254 a Corigliano Calabro, 415 a Taranto e con i 683 giunti a Messina c’erano anche i cadaveri di due donne. 

Sul fronte politico si attende il vertice Onu, annunciato per il 30 settembre dal segretario generale, Ban Ki Moon, e l 'Unione europea si dice pronta a versare alla Serbia nuovi aiuti per far fronte al continuo flusso di migranti e profughi lungo la rotta balcanica. Intanto, l’Ungheria oggi ha bloccato il traffico ferroviario locale a ridosso della frontiera con la Serbia. In Inghilterra è stato rilasciato il camionista 50enne di nazionalità italiana arrestato ieri: non si sarebbe accorto che a bordo del suo camion frigo erano saliti 27 migranti. 

E nell’assistenza a migranti e profughi arrivati in Italia in questi mesi sono attive anche molte realtà della Chiesa, come le missionarie scalabriniane della comunità di Siracusa. Suor Teresinha Santin è una di loro. Questa è la sua testimonianza, al microfono di David Maggiore:

R. – Noi viviamo tanta sofferenza, vediamo tante tragedie, ma allo stesso tempo abbiamo capito anche la speranza che i migranti portano con sé: quando vediamo il loro sorriso nel momento dello sbarco, quando alzano le braccia al cielo e dicono: “Grazie, perché siamo vivi; perché abbiamo speranza che la vita continui”. Abbiamo visto anche il loro cuore speranzoso, quando ci dicono “Mamma, sono senza dolore, penso che fra poco tempo starò bene, potrò lavorare, completare essere pieno di la mia gioia”. Questo per noi è il segno che loro hanno davvero forte, la speranza di vivere e di costruire un mondo, una famiglia, uno spazio di gioia e di libertà.

D. – In questo senso, cosa possiamo fare noi per far sì che questa gioia non vada perduta?

R. – La cosa più grande, la prima cosa, è stare loro accanto: dare il proprio tempo, dare il proprio sapere e dare la propria gioia. Non fa niente se in questo momento non capiscono la lingua, noi possiamo stare loro vicino e con questo alimentare la speranza, aiutarli anche a pensare che hanno dei diritti e che prima di essere migranti sono esseri umani.

D. – In questo senso, anche il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha detto: “Questa non è una crisi che riguarda i numeri”. Quindi, bisognerebbe veramente cominciare innanzitutto a non vedere più solo i numeri, ma anche i volti e le storie delle persone…

R. – I numeri sono veramente relativi, perché penso che si debba andare alla radice delle situazioni e aprire le braccia della solidarietà, guardare la vita umana. Per noi una persona, nel senso dell’essere umano, è tutto.

D. – Lei ha accennato alle attività della Chiesa di Siracusa a favore dei migranti…

R. – Questa diocesi è molto attenta, molto accogliente. Molto spesso, durante la celebrazione della Messa, parlano e richiamano l’attenzione alla solidarietà e alla vita. Tante chiese danno da mangiare ai migranti. Parlo di Chiesa, intendendo anche i cittadini, i battezzati, che si mettono seduti in piazza, dove sono i migranti, per stare loro vicino, che li portano in ospedale quando hanno bisogno. Per me, tutto questo è segno visibile dell’amore di Dio attraverso la Chiesa.








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