2015-08-31 14:30:00

L'Eni scopre in Egitto uno dei più grandi giacimenti di gas


Sprint in borsa di Eni dopo la scoperta del maxigiacimento di petrolio in mare al largo dell’Egitto. L’amministratore delegato De Scalzi ha detto che questo impatterà  "positivamente" sul dividendo dell'azienda. Ma per capire le possibili implicazioni economiche e geopolitiche della scoperta, Fausta Speranza ha intervistato Matteo Càroli, docente di Economia e gestione delle imprese all’Università Luiss:

R. – L’elemento fondamentale – la cosa molto positiva – è che, se ci saranno poi le condizioni geopolitiche per sfruttare al meglio questo giacimento, ciò aumenterà l’indipendenza dell’Egitto, in particolare dalla Russia, uno dei maggiori fornitori di gas per l’Europa. Ovviamente, la scoperta rende ancora più importante il raggiungimento di un equilibrio politico e militare nella sponda settentrionale dell’Africa: nei Paesi dell’Africa mediterranea.

D. – Leggiamo che si tratta di un permesso detenuto dall’Eni al 100%: questo cosa significa?

R. – I meccanismi di sviluppo dei giacimenti di gas, come di quelli del petrolio, prevedono che i grandi gruppi internazionali, e tra questi l’Eni, possano fare delle rilevazioni – delle ricerche – in diversi Paesi. E quindi, in questo caso, l’Egitto ha autorizzato a suo tempo l’Eni a fare queste ricerche, e ora l’Eni ha il diritto di utilizzare e di sfruttare questo giacimento secondo le leggi del Paese ospitante. Dall’altra parte, questa scoperta avrà un impatto molto positivo per l’economia locale egiziana, poiché una parte del valore economico che deriverà dallo sfruttamento di questo giacimento andrà direttamente allo Stato egiziano e coinvolgerà anche le autorità locali.

D. – Dal punto di vista ambientalistico, può essere rischiosa un’operazione di questo genere?

R. – Ormai l’attenzione all’ottimizzazione dell’impatto ambientale nelle produzioni energetiche è altissima: peraltro i giacimenti di gas non sono come quelli petroliferi, ma hanno un impatto ambientale più lieve. E inoltre, molto dipende anche dalle normative del Paese dove il giacimento è collocato, in questo caso l’Egitto. Teniamo però conto che la normativa italiana, in qualche modo, obbliga le nostre imprese, anche in materia ambientale, ad avere comportamenti corretti anche in Paesi esteri.

D. – Si parla di un potenziale fino a 850 miliardi di metri cubi di gas: ci dà un senso della proporzione?

R. – Ciò è abbastanza difficile, nel senso che – innanzitutto – sarei un po’ prudente: si parla di “potenziale” e questi sono ancora i primi rilievi. Dopodiché, bisognerà vedere quanto di questo potenziale vorrà effettivamente essere utilizzato: ciò dipende da molti fattori, tra cui quelli ambientali che citavamo prima. E non dimentichiamo anche che siamo in una fase in cui, complessivamente, tende ad esserci un eccesso di produzione e di offerta di energia. Quindi, non è detto che poi tutto questo potenziale sarà sfruttato, e immediatamente.

D. – Ci spiega meglio questo?

R. – Lo si può spiegare con il fatto che, ad esempio, siamo in una fase in cui un numero consistente di centrali di produzione di elettricità sono in fase di chiusura, un po’ perché si tratta di centrali non efficienti, e un po’ perché l’offerta di energia – in particolare derivante da fonti rinnovabili – è cresciuta molto e continua ad aumentare. Il gas ha utilizzazioni molto ampie; c’è un fabbisogno di gas, ma le dimensioni di quest’ultimo dipenderanno anche dall’evoluzione delle tecnologie, e da quanto la domanda continuerà a crescere nei prossimi anni. Su questo, gli scenari non sono così chiari e netti, nel senso di prevedere sicuramente un aumento consistente di domanda.








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