2015-09-01 16:49:00

Contro la tratta e i nuovi percorsi di schiavitù


Sul fenomeno dei migranti, dei profughi e dei rifugiati l’Europa è in fermento. Molti guardano al vertice del 14 settembre in cui i ministri dell’interno e della giustizia dell’UE  saranno chiamati a individuare quelle misure urgenti che peraltro sembrano avere tutt’altro che un appoggio unanime da parte di tutti i paesi membri.

Un fenomeno, quello che vede protagoniste migliaia di persone, molte delle quali donne e minori, alla ricerca di un approdo per un futuro migliore, o quanto meno possibile, che spesso produce ulteriori sofferenze, come testimoniano i tanti casi di vittime della tratta.   

Su questo si esprime ai nostri microfoni, suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata, dal 2000 responsabile del settore tratta dell’USMI (Unione Superiori Maggiori d’Italia), da sempre in prima linea contro i trafficanti, ma anche e soprattutto per prevenire il fenomeno e ridare dignità e opportunità di reintegrazione alle vittime.

“I trafficanti sono molto scaltri e sanno scoprire forme nuove per non perdere la loro preda”, ha affermato suro Bonetti. “In particolare le donne nigeriane vengono trasportate con la promessa di un lavoro, di una richiesta di asilo politico e poi dopo vanno a finire sulle nostre strade. I trafficanti le risucchiano infatti appena possono, le portano via anche dai centri di accoglienza”

“Molte di queste ragazze”, ha aggiunto la religiosa “hanno infatti con loro il cedolino di richiesta di asilo politico prima che la commissione possa vederle e  decidere se possono essere considerate rifugiati.Noi religiose diamo a queste ragazze l’opportunità di entrare nelle nostre comunità di accoglienza. Qui effettuano il loro percorso di recupero e di reintegrazione. Solo così possono avere un documento e un futuro. Se escono dai centri, immediatamente sono in mano dei trafficanti”.

Secondo suor Bonetti “paradossalmente gli stessi centri d’identificazione ed espulsione, come il CIE di Ponte Galeria, se gestiti bene, possono divenire luoghi in cui le stesse potenziali vittime della tratta possono essere coadiuvate, consigliate, informate e così evitare di cadere nella trappola dei loro aguzzini”.








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