2015-09-01 11:39:00

Festival di Venezia, l'"Otello" di Welles anticipa apertura


Un omaggio al genio di Orson Welles nel centenario della nascita: questa sera al Lido per la preapertura della 72.ma Mostra del Cinema di Venezia - che s’inaugura ufficialmente domani - vengono presentati al pubblico due capolavori “veneziani” del grande regista, recentemente ricostruiti e restaurati. Da Venezia il servizio di Luca Pellegrini:

Un duplice omaggio: a Orson Welles nel centenario della nascita e alla città di Venezia che da domani ospita al Lido la Mostra del Cinema, in programma fino al 12 settembre. Sono, infatti, due i capolavori “veneziani” di ispirazione shakespeariana restaurati per l’occasione. “Il mercante di Venezia”, apparso nel 1969, girato con le risorse dello stesso Wells, il negativo rubato, un rullo del sonoro perduto, è un mistero oggi in parte svelato grazie ai nuovi materiali ritrovati da Cinemazero, che ne ha realizzato una ricostruzione accurata e quasi completa. Diverso il caso del secondo titolo, ”Otello”. La Cineteca nazionale lo presenta in una vera prima mondiale e il suo conservatore, Emiliano Monreale, ci racconta le vicissitudini del capolavoro:

R. - L’"Otello" di Welles è uno dei film dalla gestazione forse più avventurosa, girato in gran parte in Italia. Quella che noi abbiamo restaurato, però, è la primissima versione, che fu approntata da Welles per il Festival di Venezia. Nel settembre del 1951, il film "Otello" era in programma al Festival, poi però non fu proiettato perché la copia estera non arrivò, quella italiana non fu stampata bene… Insomma, si presentò Orson Welles in persona alla conferenza stampa chiedendo scusa e dicendo che il film non sarebbe mai stato proiettato. Il film, poi, vincerà a Cannes. Ecco, la primissima versione sarà proprio quella che proietteremo a Venezia, in italiano, con Welles doppiato da Gino Cervi - e che è la versione più lunga, con tre minuti in più di quella comunemente conosciuta, e con la partitura originale del maestro Lavagnino al posto delle musiche poi aggiunte qualche anno fa da Beatrice Welles nel suo "restauro".

D. - "Otello" è uno dei drammi più amati dal cinema, dal teatro, dal melodramma. Qual è la caratteristica del film di Welles?

R. - "Otello" all’epoca, nonostante la vittoria a Cannes, probabilmente non fu davvero capito dalla critica italiana e neanche da quella estera, perché c’era l’idea di questo Welles "marocco", della "maroccagine" del regista. È un film visivamente sontuoso: fin dalla prima scena lo si vede dalle inquadrature e per esempio dal montaggio serrato. Per, la grandezza di questi adattamenti shakespeariani stanno nella straordinaria energia, nell’adesione di Welles al personaggio e al testo di Shakespeare in una maniera che riesce a renderlo non vorrei dire "attuale", ma capace di renderne l’intrinseca cinematograficità: una sorta cioè di energia visiva nella parola shakespeariana e nell’azione che nessun altro direi, né prima né dopo al cinema, ha saputo cogliere. E non a caso poi l’"Otello" è invecchiato benissimo, è diventato un film leggendario, e oggi è il classico che tutti noi conosciamo.








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