2015-09-02 14:40:00

Migranti: in arrivo regole Ue. P. Kiskinis: finora fatto poco


L’Unione Europea si appresta a varare nuove regole per far fronte all’emergenza dei flussi migratori che da più parti si stanno riversando entro i suoi confini. Le aree più problematiche restano Budapest, dove la stazione Keleti è ancora chiusa dalla polizia, le isole greche, a largo delle quali si contano almeno 11 migranti morti la notte scorsa in due naufragi, e i confini italiani su cui si stanno rinforzando i controlli. Il servizio di Gabriella Ceraso:

Il primo appuntamento sarà domani, quando i leader di Commissione, Parlamento e Consiglio europeo riceveranno il premier ungherese, Orban, che a Bruxelles va per spiegarsi dopo che il suo vice ha accusato apertamente la cancelliera tedesca Merkel del caos alla stazione Keleti di Budapest da giorni accampamento di profughi che continuano a manifestare perché bloccati dalle forze di polizia. Vogliono raggiungere la Baviera senza registrarsi, un sogno che paralizza i controlli e che la Germania ha alimentato con la promessa di aprire le sue frontiere. Intanto, 2.000 soldati al confine con la Serbia non servono ad arginare gli arrivi, circa 3 mila ogni giorno. Quasi 2.300 persone, nelle ultime 24 ore, hanno raggiunto l’Ungheria, oltre 3.500 Vienna, 2.000 Monaco. L’Italia si dice disponibile a ripristinare i controlli al Brennero e a sospendere gli accordi di Schengen. La Germania pensa a rivedere la Costituzione per trovare una soluzione all’accoglienza. ”Serve una politica unitaria”, dice il premier italiano, Renzi, ”l’Ue si gioca la faccia”. Regole condivise, meccanismi ad hoc di protezione, procedure migliori sono le proposte di cui si discute e che potrebbero uscire dalla riunione della Commissione Ue l’8 settembre e dei ministri dell’Interno. il 14.

Ma con quali aspirazioni tanti siriani guardano alla Germania e all’Europa? Lo abbiamo chiesto a padre Leone Kiskinis, parroco cattolico nelle isole greche di Kios e Lesvos, dove ogni giorno arrivano oltre mille persone:

R. – Si tratta di persone, prevalentemente di nuclei familiari anche abbastanza - se posso dire - agiati, che cercano di trovare una via di scampo. Il loro sogno è quello di arrivare in una Europa che possa rispondere ai loro bisogni.

D. – E c’è la consapevolezza che comunque, anche per arrivare in Germania, ci saranno dei problemi ulteriori?

R. – Queste persone hanno una visione molto romantica dell’Europa, come di un continente che può accogliere tutti… Ma non è vero, non è per niente così. Le persone che fuggono sono contente di poter arrivare qui, in Europa, ma poi la strada da percorrere è ancora lunga e non ne sono consapevoli: è questo che io ho capito… Ma è così tanta la voglia di scappare da una realtà di guerra che tutto il resto è, diciamo così, superfluo.

D. – Idealmente, è molto triste che persone che scappano da luoghi in cui sono perseguitate, poi trovino in Europa un ulteriore respingimento o barriere. Lei che ne pensa?

R. – Sì, esatto: sono sempre persone. È vero che ricevono la solidarietà da parte delle organizzazioni non governative, ma non basta.

D. – In queste ore, nei prossimi giorni, e forse anche la prossima settimana, ci sono degli importanti appuntamenti che l’Europa si sta dando per trovare nuove regole. Lei, che sta seguendo questo dramma da tempo, si è fatto un’idea di che cosa sia la cosa più urgente?

R. – Io mi trovo nella zona in cui questi migranti possono passare senza grandi difficoltà, nel senso che non si può costruire un muro in mezzo al mare tra Grecia e Turchia. Ma credo che l’Europa debba garantire loro un futuro prospero, o almeno di sopravvivenza, perché – mi creda – scappano da una realtà non vivibile: queste persone hanno di fronte a loro la morte o la vita.

D. – Quindi, non pensano di poter tornare più nella loro terra? La considerano qualcosa di chiuso?

R. – Sì… Dopo questi cinque anni di guerra e massacri, è ancora lontano il momento in cui potranno rientrare nelle loro terre. Quindi, la Grecia, l’Italia e l’Europa sono per loro proprio una via di scampo, l’unica sicura, e che possa garantire la loro incolumità.

D. – Per tanti che sono riusciti ad arrivare – lei dice che ogni giorno ce ne sono migliaia – di tanti non si sa più nulla. Tanti muoiono nel tratto di mare che li porta alle isole greche…

R. – Queste persone partono sfidando tutto. Li ho visti… Ho anche celebrato dei funerali e dato la benedizione ai cadaveri. È una situazione veramente drammatica e spero che l’Europa la possa affrontare.

D. – Il premier italiano oggi ha detto: “L’Unione Europea si gioca la faccia in questo momento”…

R. – La politica non ha dato prova di sé. Queste persone sognano l’Europa come una terra accogliente, che possa far vivere insieme tante culture e mentalità. E penso che l’Europa non abbia ancora dato loro questa risposta.








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