2015-09-02 12:48:00

Israele: le scuole cristiane protestano per il taglio dei sussidi


Le scuole cristiane in Israele lanciano un forte allarme. Gli istituti rimarranno chiusi in questi primi giorni dell’anno scolastico per contestare le politiche dello Stato ebraico, considerate discriminatorie, e che prevedono sensibili diminuzioni dei contributi pubblici agli istituti. Si tratta di una situazione che sta mettendo a rischio l’importante funzione sociale che le scuole svolgono nei confronti delle famiglie cristiane e non cristiane. Giancarlo La Vella ne ha parlato con padre Marwan Dedes, direttore generale delle Scuole della Custodia francescana di Terra Santa:

R. – Bisogna parlare soprattutto della storia delle nostre scuole cristiane in Terra Santa. Bisogna dire che le primissime – prima dello Stato di Israele o di quello giordano o inglese – erano state create dai conventi, dai frati e delle suore che erano in missione qui. Dunque, abbiamo una lunga storia di servizio accademico per i nostri scolari cristiani e anche quelli non cristiani. Di solito, la legge israeliana dà sussidi alle scuole private e non private in base a tantissimi criteri che riguardano: il numero degli studenti, gli spazi, il numero dei docenti, il numero degli impiegati … Ora il governo israeliano ha deciso di diminuire questi aiuti; queste scuole accolgono più di 10 mila ragazzi! La retta scolastica a carico dei genitori non arriva a coprire nemmeno il 50% delle spese necessarie per ogni ragazzo: praticamente dipendiamo dal sussidio che prendiamo dal governo e lì nasce il vero problema. Le condizioni per poter prendere i sussidi che si davano prima, e che si dovrebbero dare ancora, non possono essere da noi accettate facilmente, perché limitano la libertà della scuola cristiana privata nel suo lavoro e nel suo modo di agire.

D. - Da voi ci sono studenti cristiani ma anche musulmani. Quindi la scuola ha un importante ruolo di coesione nel tessuto sociale  …

R. – Le nostre scuole – e parlo delle scuole cristiane, non solo della Custodia, ma di tutte le congregazioni che ci sono in Terra Santa – sono sempre state aperte a tutti. In alcune ci sono addirittura ragazzi ebrei. Ma in genere la popolazione scolastica è composta da cristiani e musulmani che vivono bene insieme, in sintonia e in quei luoghi possiamo trasmettere i nostri valori comuni: fratellanza, pace, amore, carità, volontariato … Oltre a questo, facciamo un servizio accademico, che potrebbe portare – e porta di fatto – i ragazzi verso le università migliori. Quindi noi stiamo offrendo anche una futura qualità di lavoro. Le decisioni dei governo, quindi, danneggiano molto la coesione che c’è tra i nostri studenti, ma non solo il tessuto sociale, ma anche il loro stesso futuro.

D. - Lei pensa che ci sia la possibilità di dialogare con il governo israeliano e arrivare ad un accordo?

R. - Il segretario generale per le scuole cattoliche, padre Abdel-Masih Fahim, sta portando avanti delle trattative con il governo israeliano. È lui che segue tutta la causa come rappresentante di tutte le scuole, cattoliche e non cattoliche, cioè di tutte le scuole cristiane israeliane nei territori della Terra Santa. Il dialogo è ancora aperto e noi abbiamo ancora speranza.








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