2015-09-02 13:45:00

Unicef: liberati in Centrafrica altri 163 bambini soldato


Prosegue in Repubblica Centrafricana la liberazione di bambini soldato da parte di gruppi armati. Altri 163 bambini, tra cui cinque ragazze, sono stati rilasciati dalla milizia anti-balaka, durante una cerimonia nella città di Batangafo, a ovest del Paese. Ad annunciarlo, lo scorso 29 agosto, è un comunicato Unicef: da maggio l’attuale processo di smobilitazione, che è stato raggiunto grazie a un accordo firmato da 10 gruppi armati attivi nel Paese, ha consentito la liberazione di 645 minori. Maria Caterina Bombarda ha intervistato il presidente dell’Unicef-Italia, Giacomo Guerrera:

R. – La situazione del Paese è questa: ci sono dai seimila ai diecimila bambini trattenuti da queste milizie armate per motivi diversi, direttamente coinvolti nei combattimenti o utilizzati per servizi diversi. Questa è una situazione grave sulla quale noi interveniamo attraverso il dialogo, cercando di convincere queste milizie a rilasciare questi bambini. Cerchiamo soprattutto di convincere il governo. Lo abbiamo fatto e il risultato è questo: da maggio, sono stati liberati più di 600 bambini e “acquisiti” da noi, portati nei centri dove è possibile aiutarli a superare il momento iniziale.

D. – In che condizioni vengono rilasciati questi bambini e che conseguenze ha sul loro presente, sul loro futuro, l’arruolamento?

R. – I bambini vengono rilasciati in una situazione piuttosto difficile, non voglio adoperare termini più pesanti. Vengono proprio rilasciati perché costretti a farlo, perché noi siamo molto pressanti nel sollecitare queste azioni di rilascio. Vengono rilasciati e inseriti subito in centri, dove assieme ai nostri psicologi e ai nostri operatori sanitari cerchiamo di metterli in condizione di recuperare una vita normale, attraverso l’istruzione e le prime cure che è possibile dare a persone a bambini che si trovano in queste condizioni.

D. – Per quanto riguarda il recupero dei bambini soldato, concretamente i primi passi da compiere sono insieme con persone esperte e adulte…

R. – È proprio questo il punto. Non si può improvvisare. Guai a improvvisare in queste cose! Guai a fare in maniera superficiale questo tipo di intervento! Noi lo facciamo con personale specializzato, che cerca di comprendere quale sia la situazione del bambino in quel momento, perché è solo così che può avvenire il recupero. Lo facciamo e abbiamo avuto dei grandi successi, anche grazie alle possibilità che riusciamo a mettere insieme provenienti dalla generosità di tanti - anche italiani - che credono nel nostro intervento.

D. – Questo rilascio può considerarsi una delle tante vittorie avvenute in seguito alla sigla di un accordo firmato tre mesi fa da dieci gruppi armati volto alla liberazione di minori. Che ruolo ha avuto Unicef in questo contesto?

R. – In questa situazione, l’Unicef ha avuto un ruolo importante. Siamo stati i messaggeri di quelli che sono i diritti fondamentali previsti dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia: abbiamo chiesto che un Paese che ha ratificato questa Convenzione non può consentire l’esistenza al suo interno a situazioni di questo genere. Abbiamo fatto pressione sui gruppi armati, ma anche sul governo locale, e i risultati ci sono stati.

D. – Vuole rivolgere un appello alla comunità internazionale?

R. – Sì, vorrei rivolgere un appello agli italiani, affinché ci diano ancora di più sostegno con il loro aiuto per i progetti che portiamo avanti. Voglio dire alla comunità internazionale che queste azioni di violenza nei confronti dell’infanzia hanno le gambe corte, non vanno oltre il periodo limitato. Su questo noi vogliamo mettere l’accento, perché siamo impegnati a far fare marcia indietro su tutte queste situazioni di violenza nei confronti dell’infanzia.








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