2015-09-03 14:55:00

Roma contro la mafia. Mons. Marciante: no alla tolleranza


In piazza contro le cosche e per dire che Roma si ribella contro l’arroganza e la prepotenza. C’è questa idea in "Antimafia Capitale", la grande manifestazione di questo pomeriggio nella capitale, organizzata dal Pd romano in piazza Don Bosco, laddove il 20 agosto scorso si svolsero i controversi funerali di Vittorio Casamonica. Numerose le adesioni, di esponenti politici, tra i quali il sindaco capitolino, Ignazio Marino, di associazioni, sindacati e organizzazioni di settore. Marino, contestato, ma anche applaudito da alcuni cittadini, ha affermato: la mafia sarà cacciata come già i fascisti. Francesca Sabatinelli ha intervistato mons. Giuseppe Marciante, vescovo ausiliare di Roma Est:

R. – Innanzitutto, bisogna prendere una chiara presa di distanza e togliere ogni possibile rapporto, ogni tolleranza, con le strutture di peccato: la corruzione, la mafia, sono strutture di peccato. Questo significa limpidezza, chiarezza, verità su ciò che opera l’amministrazione, soprattutto, di una città. Il problema è che queste strutture di peccato, chiamiamole mafia, corruzione, tutto quello che vogliamo, non muoiono se non cambiano le strutture consolidate di potere che oggi reggono le nostre società, che reggono il Paese, che a volte reggono delle regioni o reggono le città. Tant’è vero che cambia il potere politico dell’amministrazione della città, ma la corruzione resta. Questo significa che ci sono strutture di potere ben consolidate. Allora, ci vuole un cambiamento culturale, radicale, soprattutto per chi pensa di governare la città.

D. – La Chiesa che apporto darà?

R. – Innanzitutto, io penso che la Chiesa possa dare un apporto educativo molto forte, perché ha una presenza capillare, attraverso le parrocchie, le associazioni, i movimenti, che è straordinaria. Quindi, l’azione educativa, secondo me, deve partire da lì. Bisogna partire da quando si è bambini ed educare alla verità, alla sincerità, perché spesso l’illegalità si annida nella menzogna. Anzi, possiamo dire che la menzogna sia l’anima dell’illegalità e della corruzione. Educare alla verità significa educare alla legalità e alla giustizia nello stesso tempo.

D. – A suo giudizio, la città ha gli anticorpi per reagire alle mafie?

R. – Gli anticorpi ce li ha, perché ha tante risorse, Roma. A cominciare dalla bellezza: è un elemento importantissimo. A partire da quello, Roma veramente può risalire. Ma, soprattutto, oggi nella città ci vuole una lotta alla povertà, perché spesso la povertà è l’ambiente dove viene coltivata, possiamo dire, una certa manovalanza, la vita corrotta, insomma: le strutture di peccato. Quindi, occorre una grossa lotta alla povertà. E poi, c’è il tema forte dell’integrazione. L’immigrazione può essere una grande risorsa per la città.

D. – L’8 dicembre prenderà il via il Giubileo straordinario, voluto da Papa Francesco. Roma sarà un importantissimo crocevia. Questo potrebbe presentare occasioni di rischio per un eventuale prolificare del malaffare. Però, il Giubileo potrebbe anche essere un’occasione di riscatto e di riflessione…

R. – Già la stessa parola "Giubileo", nella tradizione sia ebraica sia cristiana, significa un ri-iniziare, in qualche modo, e quindi “azzerare” tutto ciò che può essere il passato negativo per chiedere perdono, anzitutto, e poi ricominciare con nuove prospettive, soprattutto a partire dalla forza della grazia. Ecco, noi vogliamo invocare, attraverso il Giubileo, veramente anche una rinascita della città di Roma. Se il Giubileo verrà gestito con intelligenza, io penso che potrà dare risorse anche a quanti operano nel campo dell’accoglienza, nel campo turistico, a diverse nuove categorie di persone. Il problema è che bisogna stare attenti ai cosiddetti “appalti”, perché spesso si dice che siano “appalti liberi”, ma non è vero perché sono appalti orientati. Allora, la vigilanza è su come si danno gli appalti dei servizi. E su questo penso che Roma debba vigilare molto. A conclusione, dico che innanzitutto a livello di Chiesa bisogna avere sempre chiara la presa di distanza tra Chiesa, appunto, e strutture di corruzione  – cosa che la Chiesa ha già fatto anche attraverso gli interventi alti di Papa Giovanni Paolo II, Papa Benedetto, Papa Francesco. A livello di base, chiaramente, la coscienza dev’essere ancora più forte ma, soprattutto a livello di Chiesa, deve essere forte la presa d’atto di possedere una forza educativa straordinaria. Secondo punto: bisogna cambiare le strutture consolidate di potere che oggi reggono la città stessa. Questo mi sembra: che sia necessario un cambiamento.








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