2015-09-04 13:53:00

Caporalato: oltre 100mila i lavoratori agricoli coinvolti


Questo pomeriggio, il Guardasigilli Andrea Orlando e il ministro delle politiche agricole Maurizio Martina illustrano le linee dei prossimi interventi normativi del governo per sconfiggere il fenomeno del caporalato. E' quanto annuncia il ministero della Giustizia in una nota. Un gravissimo sfruttamento lavorativo, che coinvolge in Italia oltre 100mila lavoratori agricoli, dalla Sicilia che appare come la regione italiana nella quale è maggiore lo sfruttamento dei lavoratori, fino al Piemonte, dove è in corso un'inchiesta sugli stagionali per la vendemmia. Ma su questo fenomeno ascoltiamo il servizio di Marina Tomarro.

Sono  400mila, i lavoratori stagionali nel settore dell’ agricoltura e 100mila di loro vivono in condizioni di disagio. La Cgil ha recensito 80 Centri dove esiste il fenomeno del caporalato, che è diffuso dal nord al sud dell’Italia. La maggior concentrazione resta comunque al sud della penisola, soprattutto in Sicilia, Puglia, Campania e Calabria. Ascoltiamo don Francesco Catalano direttore della  Caritas Diocesana di Foggia-Bovino, dove sono numerosi i gruppi di braccianti arrivati per la raccolta del pomodoro, l’oro rosso del sud.

 “La Capitanata – come sappiamo – è un giacimento di questo “oro rosso”, che è appunto il pomodoro. E laddove c’è ricchezza si infiltra sempre la criminalità e quindi parliamo di tutta quella rete della criminalità che vede anche la presenza del caporalato. Naturalmente si gioca molto sulla difficoltà anche degli agricoltori di far fronte alle spese a causa del prezzo del pomodoro che si abbassa sempre di più e ci sono quelli che allora sono tentati di risparmiare utilizzando lavoratori a nero o sottopagati. D’altra parte ci sono le vittime - che sono appunto i migranti - disposte a tutto pur di portare qualche soldo a casa per aiutare le famiglie…

E disumane le condizioni lavorative a cui sono sottoposte queste persone. 12 ore di lavoro ed anche oltre per una media di 25 euro al giorno. a cui vanno tolte 5 euro per il trasporto, 3 euro per un panino e 1.50 per una bottiglia d’acqua. Ascoltiamo ancora don Francesco Catalano.

“C’è tutta una rete di criminalità, che parte anche dai Paesi di origine: ci sono annunci fatti i diversi Paesi – magari come la Romania - dove si offre la possibilità di lavorare in Italia… Quando poi arrivano qui, però, non trovano quello che era stato proposto loro: trovano uno sfruttatore che li sequestra e che li costringe a lavorare per pagare il debito contratto per il viaggio e per l’alloggio in questi casolari abbandonati… Chi non muore in mare, affogato, rischia poi di morire in terra, perché lavorare così, tante ore sotto il sole…. Mancano le condizioni per potersi riposare e bere dell’acqua fresca…

D. – In che modo cerca di dare loro una mano?

R. – Attraverso il “Progetto Presidio”, un progetto voluto dalla Cei già dal 2014.  Come Caritas diocesana di Foggia siamo una delle dieci coinvolte in questo progetto e abbiamo degli operatori – ne abbiamo quattro – che vivono con i migranti e frequentando i “ghetti” dove alloggiano. Quando tornano dal lavoro, la sera, è il momento in cui si può dialogare con loro, parlare con loro e ascoltare le loro storie. Naturalmente laddove si riscontrano casi di sfruttamento, di riduzione in schiavitù o quant’altro, li invitiamo a denunciare e li accompagniamo presso i sindacati, l’ispettorato del lavoro. C’è sempre la paura di denunciare e non soltanto per le conseguenze fisiche di ritorsione, ma anche per l’aspetto economico, perché se denuncio non lavoro più. Allora è meglio lavorare sfruttati che non lavorare per niente. Come Caritas, naturalmente forniamo alle forze dell’ordine, alla prefettura, ai carabinieri le informazioni che riusciamo a raccogliere, perché poi loro facciano il loro lavoro investigativo e quindi punire i criminali.








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