2015-09-05 12:30:00

Beatificate tre suore martiri. Amato: silenzio su cristiani perseguitati


La Chiesa ha tre nuove Beate: sono tre suore spagnole dell'Istituto di San Giuseppe di Gerona, uccise in odio alla fede durante la guerra civile spagnola nel 1936. Il rito di beatificazione si è svolto a Gerona, nella Catalogna: a rappresentare il Papa, c’era il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il servizio di Sergio Centofanti:

Suor Fidela Oller, suor Josefa Monrabal Mantaner e suor Facunda Margenat erano tre infermiere dell’Istituto di San Giuseppe di Gerona, fondato nel 1870 dalla venerabile María Gay Tibau: avevano scelto di dedicare tutta la loro vita all’assistenza dei malati. In loro vedevano il volto di Gesù in croce. Tre suore semplici, “donne del popolo” con nessuna missione politica in mente – ha affermato il cardinale Amato – coinvolte nella sanguinosa persecuzione anticristiana che colpì la Spagna nell’estate del 1936, durante la quale furono uccisi più di diecimila cattolici, tra cui oltre seimila tra vescovi, sacerdoti e religiosi, assassinati solo perché religiosi. Più del 70% delle Chiese spagnole vennero distrutte.

La loro vita si svolgeva nell’anonimato delle corsie degli ospedali e nelle case dove i malati chiedevano cure e conforto: li portavano “con sacrificio e con gioia – ha detto il porporato - Non facevano il male, ma solo il bene. Erano innocenti. Non erano una minaccia per nessuno”. La violenza e l’odio della persecuzione ha tolto la loro vita dal silenzio. I miliziani repubblicani, d’ispirazione marxista, seviziano e uccidono le tre suore nell’agosto del 1936: suor Fidela ha 67 anni, suor Facunda 60, suor Josefa 35. Tutte e tre muoiono perdonando i loro assassini. Sono tra le prime martiri della guerra civile spagnola. Il cardinale Amato ricorda così la loro morte:

R. - All'inizio della persecuzione del 1936 i miliziani entrarono nel convento, espulsero le religiose e distrussero la casa, bruciando la cappella con tutto quello che vi si trovava, quadri, immagini, libri. Suor Josefa si rifugiò presso i suoi familiari, facendo venire Madre Fidela, anch'essa in pericolo. La notte del 28 agosto del 1936 i miliziani prelevarono le due Suore portandole vicino al villaggio di Xeresa, dove le seviziarono e uccisero.

D. – E suor Facunda?

R. - Suor Facunda rimase, invece, in casa di un ammalato grave, Joaquín Morales Martín, su richiesta della famiglia di quest'ultimo. La portinaia dello stabile, però, denunciò la sua presenza ai miliziani, i quali, la sera del 26 agosto del 1936, la prelevarono, la scaraventarono giù per le scale e la trascinarono ferita e sanguinante fino al camion. Portata a un posto defilato, chiamato Ippodromo, la assassinarono. Sono queste le storie di tre donne umiliate e offese dalla follia dei carnefici. L'essere umano, quando non è guidato dalla luce della verità, perde la ragione e commette azioni ignobili.

D. – Cosa vuole celebrare la Chiesa con questa Beatificazione?

R. - La madre Chiesa celebra queste sue figlie eroiche non per rancore o per vendetta verso i loro carnefici, ma per rendere grazie a Dio per il coraggio della loro testimonianza. Esse ebbero la sapienza di considerare la vita terrena come il preludio alla vita eterna.

D. – Anche oggi i cristiani sono perseguitati…

R. - Ancora in questi nostri giorni i cristiani sono la minoranza più perseguitata del mondo, ma sono quelli di cui i media parlano di meno. Alcune statistiche riportano che i cristiani uccisi a causa diretta o indiretta della loro fede sono oltre centomila all'anno: uno ogni cinque minuti. Questo ci ricorda che i cristiani sono chiamati in ogni epoca a dare una testimonianza di fedeltà e di coraggio. Non si tratta — almeno per quelli che vivono in società libere e pacifiche — della testimonianza suprema, con il sacrificio cruento della propria vita. Si tratta piuttosto della testimonianza quotidiana e feriale di fedeltà a Gesù, di comunione con lui, di ascolto della sua parola di vita e di verità.

D. - Quale messaggio le tre martiri consegnano alle loro consorelle sparse nel mondo?

R. - Alle tante Suore di San Giuseppe di Gerona sparse nel mondo — in Spagna, Ruanda, Venezuela, Messico, Colombia, Italia, Francia, Argentina, Guinea Equatoriale, Camerun, Repubblica Democratica del Congo, Ecuador, Perù — le martiri ricordano di rimanere fedeli ai valori umani e cristiani del carisma di fondazione dell'Istituto: rispetto della vita, attenzione integrale al malato, testimonianza evangelica integrale. Sono valori forti che richiedono fatica quotidiana e sacrificio continuo. Sono valori, però, che costituiscono il miglior antidoto contro il virus micidiale della pigrizia, dell'indifferenza, della disumanità.








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