2015-09-06 15:49:00

S. Egidio a Tirana. Paglia: Europa diventi aquila per volare alto


La sfida globale, così definita, che viene dai migranti è uno dei temi forti dell’Incontro Internazionale delle grandi religioni, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio a Tirana. “La pace è sempre possibile”, è il titolo dell’appuntamento che vede presenti in Albania centinaia di personalità religiose, della cultura, della politica provenienti da tutto il mondo, comprese quelle aree attraversate da conflitti e violenza e dalle quali fuggono le migliaia di persone che giungono in Europa. Il servizio dell’inviata, Francesca Sabatinelli:

Sono trascorsi 29 anni dall’incontro che San Giovanni Paolo II volle ad Assisi, quando invitò i leader delle religioni mondiali a pregare per la pace. A distanza di tre decenni, guerra e violenza stanno devastando intere aree geografiche, provocando masse di disperati costretti alla fuga, spesso dall’esito drammatico, come la cronaca racconta ormai quotidianamente. Da Tirana, spiega la Comunità di Sant’Egidio, si alzerà l’appello affinché tutti, governanti, popoli, giovani, si “mobilitino per fermare le guerre e per instaurare ovunque un clima di accoglienza verso i tanti che ormai vedono nell’emigrazione una via di salvezza dalle persecuzioni e dalla  miseria, anche rischiando la vita nella traversata verso  l’Europa”. Un’Europa che nelle ultime ore dimostra di voler invertire la rotta, per aprirsi ad un’accoglienza, solo fino a poco tempo fa totalmente negata. Mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, presente a Tirana:

R. - In certo modo potremmo dire che l’Europa ha ritrovato se stessa. Certo, ci voleva un bambino morto su una spiaggia… In ogni caso, siamo davvero lieti che questa Europa abbia ritrovato le sue radici, abbia ritrovato la sua dimensione di accoglienza, di solidarietà, di universalità. E dobbiamo anche dire grazie a Papa Francesco, che in questo tempo non ha mai cessato di dire a tutti: “Apritevi! Perché l’accoglienza a chi ha bisogno, è accoglienza a Cristo stesso”. Ecco perché penso che, riprendendo un cammino di accoglienza solidale, l’Europa possa guardare il suo futuro con maggiore speranza.

D. – Ci sono dei “ma” che nascono ancora dalle chiusure, dalle paure, dalle politiche di alcuni Paesi…

R. – Noi siamo qui, a Tirana, in Albania, per il Congresso internazionale di preghiera per la pace nello spirito di Assisi. E questo luogo è un po’ singolare e poi l’Albania è il Paese delle Aquile…. Ecco, oggi noi abbiamo bisogno di aquile, non di animali da cortile! Abbiamo bisogno di volare alto; abbiamo bisogno di capire che i ‘se’ i ‘ma’ non possono fermare il volo di un continente come quello europeo, che per vocazione - fin dalle origini - vola alto proprio per risolvere i ‘se’ e i ‘ma’.  Ecco, perché credo che l’intelligenza di un’aquila aiuti a comprendere le difficoltà e anche a vivere la creatività di quell’amore che fa dire “nulla è impossibile”.  Il titolo di questo convegno è “La pace è sempre possibile”: e io direi questo, anche l’accoglienza è sempre possibile.

D. – Un legame particolare lega la Comunità di Sant’Egidio all’Albania e quest’anno è stato scelto proprio questo Paese. Che emozione?

R. – L’emozione è straordinaria, perché sono passati appena vent’anni e troviamo e ritroviamo un Paese completamente trasformato. Qui le religioni erano proibite per Costituzione e io ricordo tutte le chiese chiuse: nessuna aperta. Come anche le altre… Non c’erano ovviamente sinagoghe, salvo una moschea al centro di Tirana. Rivedere oggi questo Paese che – aiutato dalla solidarietà – è stato capace davvero di risorgere. Io vorrei ricordare anche agli italiani che vent’anni fa l’America per gli albanesi era l’Italia, oggi talvolta l’America per gli italiani è l’Albania. E’ la solidarietà che aiuta a risolvere i problemi: ci si organizza e anche il Paese che prima soffriva, può crescere e diventare un aiuto quando, in questo caso, l’Italia ha bisogno di sostegno. E’ quella comunione – potremmo dire – dei beni che nel pensiero cattolico è uno dei fondamenti e che credo sia anche il fondamento di quel nuovo umanesimo di cui tutti abbiamo bisogno e che dal tesoro dell’Europa può esser tratto anche senza tante grandi difficoltà.








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